Sondrio, impianti di risalita chiusi: licenziati gli operatori stagionali

Stagione chiusa in anticipo per gli effetti del coronavrirus, la denuncia della Cgil: "Potevano accedere alla cassa integrazione"

Un impianto di risalita (Anp)

Un impianto di risalita (Anp)

Sondrio, 24 marzo 2020 - Sono molto arrabbiati e preoccupati i lavoratori stagionali degli impianti a fune che sono stati licenziati prima del termine del contratto da alcune aziende provinciali. «Al posto che sottoscrivere accordi di cassa integrazione, quattro impianti a fune della provincia di Sondrio hanno deciso di licenziare in tronco i rispettivi stagionali subito dopo la chiusura forzata, causa coronavirus, dell'8 marzo 2020», spiega Giorgio Nana, coordinatore del settore impianti di risalita della Filt Cgil Regionale.

In questi giorni «mi hanno chiamato in 100 (almeno), tutti stagionali che da anni lavorano per gli stessi impianti di risalita e che ora hanno ricevuto il benservito. Sono stati licenziati senza che la loro ditta abbia fatto l'accordo, subendo danni economici non indifferenti», precisa. Al posto che «godere degli ammortizzatori per nove settimana e poi percepire la disoccupazione, queste persone riceveranno solo la disoccupazione che peraltro è irrisoria: non dimentichiamoci che un lavoro stagionale del genere per alcuni è già breve. Si parla di 3/4 mesi complessivi, quest'anno ridotti ulteriormente per cause di forza maggiore», specifica. «Mi chiedo perché queste aziende non abbiano aspettato a licenziare, come noi più volte avevamo consigliato -prosegue il sindacalista della Cgil di Sondrio - Crediamo che si siano dimostrate irresponsabile: dietro alle persone licenziate ci sono famiglie e situazioni spesso difficili. Faccio il sindacalista del settore da tanto tempo e conosco per nome la maggior parte di loro. Alcuni svolgono mansioni per la stessa azienda da oltre trent'anni».

Ricordiamo che dei 600 lavoratori degli impianti di risalita in forza in Valle, circa il 70% sono proprio stagionali. «Bastava poco, proprio poco, per dare loro un aiuto, invece sono stati trattati come pacchi, abbandonati alla prima difficoltà», tuona Nana. «Ci tengo a precisare che gli impianti responsabili con i quali abbiamo raggiunto l'accordo sono Funivia al Bernina di Chiesa in Valmalenco, Skiarea Valchiavenna di Madesimo, Fu Pes di Valgerola, S.i.t.a. Palabione, S.i.b.a. Magnolta e S.i.f.a. Aprica, S.i.v.a.l. Valdidentro, Mottolino Livigno. La maggior parte fortunatamente. Con le altre aziende ci faremo sentire, non è detto che non chiederemo a loro i soldi, stiamo valutando», aggiunge. «Di sicuro - conclude- terremo conto del loro comportamento quando, passata l'emergenza Coronavirus, magari riceveranno migliaia di euro per le Olimpiadi».