Sos aggressioni omofobe Si contano già 163 vittime

Il progetto"Cronache di ordinaria omofobia" raccoglie le testimonianze di persone che hanno sporto denuncia anche in assenza di una legge specifica

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di Federica Pacella

Milano, 14 marzo 2022: un ragazzo transgender di 22 anni viene sequestrato e costretto a prostituirsi. Corsico, 2 marzo: giovane trans f"m si toglie la vita. Di nuovo Milano, 12 dicembre 2021: Matteo Levaggi, danzatore, aggredito nel pomeriggio per strada, riportando il volto tumefatto e un taglio sopraccigliare. E ancora, Bergamo, 12 ottobre 2021: Stefano Chinotti, avvocato impegnato nella difesa delle persone LGBT+, trova la propria auto rigata. Sono cronache di ordinaria omofobia quelle raccolte nell’ambito del progetto "Cronache di ordinaria omofobia" (omofobia.org, a cura di Massimo Battaglio), che arrivano da persone che hanno esplicitamente sporto denuncia alle Forze dell’Ordine per fatti penalmente rilevanti anche in assenza di una specifica legge contro l’omotransfobia. Nella mappa delle regioni, la Lombardia spicca tra quelle con il maggior numero di segnalazioni dall’inizio del progetto (2013), con 163 vittime di cui 115 maschi, 32 femmine, 13 trans m"f e 3 f"m, seconda solo al Lazio (201 vittime). Nel report 2021, diffuso in vista della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia del 17 maggio, Milano spicca tra le città con il maggior numero di episodi, ma l’incidenza sulla popolazione segue un ordine quasi inverso: minore è la popolazione, maggiore è l’incidenza del numero di vittime, il che evidenzia un diverso grado di maturazione culturale.

In Lombardia, non sono mancati episodi registrati anche a Brescia, come il caso di Miriana e Ayaan che, a giugno dello scorso anno, avevano sporto denuncia contro i vicini per la lunga campagna di stalking ai loro danni; analogo il caso di Luca e Fermo, residenti a Mornico Losana (600 abitanti nel Pavese). Ma le denunce sono solo la punta d’iceberg. "Violenze e discriminazioni subite - spiega Andrea Di Martino, vicepresidente Arcigay Orlando Brescia – sono molto più numerose di quelle che poi emergono: solo 1 su 10 ha il coraggio di denunciare". Gli episodi che più frequentemente arrivano, effettivamente, alle forze di polizia sono quelli legati ad aggressioni perpetrate da estranei, in luoghi pubblici. "Ma le violenze ci sono anche in famiglia, solo che la maggior parte non vuole denunciare i genitori", aggiunge Di Martino. "Noi, qui a Brescia, abbiamo aiutato 3 o 4 ragazzi sbattuti fuori di casa perché volevano intraprendere la transizione. Servirebbe un aiuto da parte delle istituzioni, anche per l’accoglienza, su modello delle case protette per le donne. Oggi se un gay o un trans viene cacciato da casa o è vittima di violenza, o non sa dove andare".