Elezioni in Valtellina, non è più tempo di piccoli Comuni

In due località non si è raggiunto il quorum. Hanno ancora senso municipi così minimi? Le opinioni dei cittadini

Elezioni comunali

Elezioni comunali

Chiavenna, 1 giugno 2019 - Spriana, Comune della Valmalenco che conta un’ottantina di abitanti, nelle elezioni amministrative di domenica scorsa, non ha raggiunto (insieme al paese di Civo in Bassa Valle) il quorum. Secondo la normativa, non avrà un primo cittadino eletto.

Fino alle prossime consultazioni elettorali, previste per il 2020, il commissario prefettizio Umberto Sorrentino avrà i poteri del Consiglio e della Giunta comunale, nonché quelli del sindaco. Come conseguenza verranno congelati tutti i provvedimenti in itinere (così come a Civo seguito dal viceprefetto Rosa Massa).

Abbiamo chiesto ad alcuni cittadini della provincia di Sondrio (di Chiavenna, Samolaco e Morbegno) se, secondo loro, abbia ancora senso, nel 2019, che esistano municipi con così pochi abitanti. Dove, date le difficoltà nel presentare più di una lista candidata, questi rischi sono molto frequenti. D’altro lato però c’è l’attaccamento di molti al proprio campanile, seppur mignon.

«Credo che siano più gli svantaggi che i vantaggi – commenta Katia Scaramella, 29 anni – Per questo sarebbe meglio che le realtà più piccole vengano annesse ai Comuni con più abitanti, come successo con Menarola (fuso a Gordona in un’unica amministrazione quasi quattro anni fa, ndr). Sarebbe un risparmio per tutti».

Anche Davide Martinucci, 31 anni, crede che questo tipo di gestione sia altamente superata: «Non ha alcun senso che si continui con questa follia. È giusto e doveroso che i Comuni più piccoli cessino di esistere, per dar luogo a formazioni più grandi. Inutile continuare a sostenere municipalità con una sola lista o addirittura nessuna, con il rischio commissariamento. Servono paesi che riuniscano più comunità, e quindi con numeri più concreti di cittadini. Mi pare sia l’unica soluzione per dare luogo a formazioni politiche (che siano espressioni di partiti o di liste civiche) atte a sviluppare realmente il territorio».

«In linea generale credo che le piccole realtà di questo tipo debbano essere assimilate da amministrazioni più popolose – commenta Miriano Olivo, 28 anni – per una semplice questione di organizzazione, semplificazione e gestione delle strutture».

Le voci ascoltate sembrano, quindi, essere tutte d’accordo sull’assimilazione dei Comuni con pochi abitanti. «Si eviterebbero molti sprechi - spiega Marino Maxenti, 28 anni – di risorse e lunghezze burocratiche varie».

«Sarei d’accordo nell’unire questo tipo di paesi in un solo presidio – afferma Miranda Serpellini, 56 anni – Anche se questo, purtroppo, vuol dire lasciare a casa dei dipendenti. A patto però che le strutture amministrative che non si andranno più ad usare, vengano riutilizzate e non abbandonate». Visti i due commissariementi in Valle, anche l’assessore regtionale alla Montagna, Massimo Sertori, ha detto che qualche ragionamento nel prossimo futuro andrà fatto.