Elicottero precipitato a Val Masino: "La scatola nera va esaminata"

La richiesta della moglie del pilota dell’elicottero precipitato nel 2015

L'elicottero recuperato (National Press)

L'elicottero recuperato (National Press)

Val Masino (Sondrio), 20 gennaio 2018 -  La tragedia aerea, avvenuta il 31 luglio 2015, sulla cima di Zocca a 3500 metri di quota, nel territorio comunale di Val Masino quando l’elicottero B3 dell’Elitellina (all’epoca presidente del CdA era Guido Fratta, consigliere l’industriale Franco Moro e ad sempre della società Enrico Carraro) si schiantò contro le rocce per poi cadere in verticale, a pezzi, lungo una parete, senza incendiarsi, è ancora in attesa della parola “fine“. Il bilancio fu tragico: morti i tre membri dell’equipaggio. A perdere la vita furono, infatti, l’esperto pilota Agostino Folini, 50enne di Chiuro, e i due assistenti, Marco Gianatti, specialista 34enne di Montagna in Valtellina, e il motorista 28enne di Buglio in Monte, Stefano Olcelli. Morirono, molto probabilmente, sul colpo, ossia nell’immediatezza del tremendo impatto dell’elicottero con la montagna.

A distanza di oltre tre anni e mezzo dalla sciagura, con documentazioni fotografiche, relazioni sulle autopsie, innumerevoli testimonianze raccolte dagli investigatori, indagini e perizie di parte, queste ultime talvolta contrastanti, nei mesi scorsi ci fu la richiesta di archiviazione da parte del sostituto procuratore Elvira Antonelli, titolare dell’inchiesta, alla quale si è opposta la famiglia del pilota Folini assistita dall’avvocato William Limuti del Foro di Sondrio e il gip Carlo Camnasio che impose l’imputazione coatta.

Il caso, dunque, passò al giudice Fabio Giorgi. Nell’estate scorsa si è tenuta l’udienza preliminare per decidere se disporre il rinvio a giudizio o pronunciare sentenza di proscioglimento. Gli imputati, a quel punto, avanzarono richiedsta di celebrazione del rito abbreviato allo stato degli atti e, sempre in quell’udienza, la difesa Limuti delle costituite parti civili (i familiari di Folini) chiese al Gup (Giudice delle udienze preliminari) di disporre un supplemento di indagini peritali con la nomina di un proprio consulente che dipanasse, finalmente, il contrasto tra le perizie agli atti del processo. «Si trattò di un incidente di volo dovuto alla fitta nebbia», furono le conclusioni dell’inchiesta che non convincono per nulla i familiari del pilota che, nella sua carriera, aveva alle spalle migliaia di ore di volo.

La famiglia del pilota, infatti, ribadisce con forza la necessità di leggere la scatola nera (Eecu) recuperata dall’elicottero schiantatosi sulle rocce della cima Zocca, dopo 38 ore ininterrotte di ricerche dell’apparecchio scomparso nei cieli della Valtellina, al confine con la Svizzera, e i cui resti vennero avvistati, per primi, da due alpinisti svizzeri che indicarono a Sagf della Guardia di Finanza, Vigili del fuoco e Soccorso Alpino il luogo esatto in cui il B3 dell’Elitellina era precipitato, subito dopo il violento impatto con lo sperone roccioso.

«Ciò che ci colpisce maggiormente - affermano i familiari di Folini, con in testa la moglie Anna Maria Bonettini - anche perchè non ci risultano in tal senso precedenti in Italia (per non dire in tutta Europa), in indagini su un incidente aereo con persone decedute, è la mancata analisi della cosiddetta scatola nera, il dispositivo di registrazione dei parametri di volo.

Contrariamente da quanto affermato da taluni non è bruciato, non è andato distrutto. Come dimostrato dalla foto è stato recuperato e appare integro: è passibile di essere letto per raccogliere i dati utili alle indagini e a elementi relativi agli ultimi istanti di vita dei tre membri dell’equipaggio, prima del terribile impatto del velivolo di Elitellina contro la montagna. Insomma, la “scatola nera” non è mai stata decodificata, nonostante le continue istanze presentate in Procura dal nostro avvocato. L’Eecu dell’elicottero resta chiuso, sotto sequestro, in un hangar dell’aviosuperficie di Caiolo. Sono trascorsi tre anni e mezzo in cui non si è voluto verificare i parametri oggettivi che questo tipo di apparecchiature possono fornire alle indagini, nè altre anomalie tecniche riscontrate su alcuni reperti del velivolo sono state adeguatamente verificate. Ci domandiamo perchè».

Fra pochi giorni, giovedì 24 gennaio, il Gup Fabio Giorgi in una nuova udienza deciderà se accogliere la richiesta degli stretti congiunti del pilota di Chiuro o procedere nel giudizio senza avere prima esaminato il contenuto della “scatola nera”.