"Serie di anomalie ed errori" Le stranezze del caso Mosca

Morti in corsia, la deposizione dei medici legali mette in evidenza tutti i dubbi

di Beatrice Raspa

“Anomalie“. Parametri clinici che “non collimano“. “Errori“. Dopo udienze in cui ex colleghi e infermieri del dottor Carlo Mosca hanno fatto quadrato attorno all’ex primario del prontosoccorso di Montichiari, sotto processo con l’accusa di avere soppresso tre pazienti Covid con farmaci letali, ieri in Assise la parola è passata ai consulenti del pm Federica Ceschi. I medici legali veneti Donata Favretto e Antonello Cirielli, ospedale di Padova, che eseguirono l’autopsia sulle tre salme riesumate a quattro mesi dalla morte (“tutti incredibilmente ancora positivi al Covid“), e la anestesista di Parma Stefania Barbieri. La loro deposizione ha messo in evidenza molte stranezze. Angelo Paletti, 79enne di Isorella, fu il primo ad essere esaminato. "Ancora riconoscibile e privo di piaghe da decubito e vermi (a differenza di quanto avevano riferito i testi, ndr) il propofol è stato utilizzato ed è certo il rapporto causa effetto con la letalità - ha detto Cirielli - Era nel sangue polmonare aortico, in polmoni, bile, rene, cervello, milza, cuore, fegato. Con un picco di 33 mcgg nel polmone, tale da rendere l’identificazione robustissima e oltre il ragionevole dubbio". Anestetico generale di utilizzo ospedaliero ad azione rapida, il propofol è "un ipnotico che fa perdere coscienza in cento minuti, letale se non seguito da adeguata gestione con controllo dei parametri vitali" ha chiarito Favretto. Il caso di Paletti presenta “anomalie“ anche per le "inspiegabili discrepanze tra il verbale di 118 chiamato alle 19,07 del 22 marzo 20 per una caduta da una sedia, in cui si dava conto di un paziente cosciente, con insufficienza respiratoria moderata e una radiografia polmonare non brutta, e il referto delle 20,34 triage. Msca lo definì preagonico, con saturazione non compatbile con la vita, tanto che alle 21,36 informò il figlio dello stato di coma e possibile exitus. I parametri però dicevano altro. L’elettrocardiogramma delle 20.56 non era di un morente. Accertamenti del sangue diedero esiti contrastanti a distanza di 20 minuti, indicativi di un errore materiale grossolano e nella migliore delle ipotesi di un profilo di colpa grave. Il decesso fu dichiarato alle 22,45. Nessun segno di embolia, che avrebbe giustificato il virare della situazione". La succinilcolina invece, l’altro farmaco “incriminato“, non fu rilevata in nessuno dei pazienti. Ma “non si può dire se fu somministrata dato i tempi veloci di assorbimento“. Curaro di sintesi utilizzato per interventi con intubazione, ‘provoca la paralisi dei muscoli respiratori in un paio di minuti e la morte per arresto cardiaco in dieci se non si interviene con immediata ventilazione.