"Reparto chiuso, decisione gravissima"

L’ex primario della Rianimazione, Pradella, boccia la scelta di portare le persone colpite da ictus a Milano

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La sospensione a termine della Stroke Unit, quella che opera per la tutela della salute dei pazienti colpiti da ictus ischemico, all’ospedale di Sondrio e dirottata al Niguarda di Milano, ospedale di riferimento fino a metà agosto, ha destato molte perplessità e polemiche.

Il motivo, secondo Asst Valtellina e Alto Lario, è quello di dover "sopperire alla carenza di organico nel periodo delle ferie estive". "Quella presa da Asst è una decisione gravissima – dice Giuliano Pradella, medico, ex primario Rianimazione, nonché ideatore del servizio di elitrasporto in Valtellina –, inaccettabile. Ormai quando si presenta qualche problema, la decisione dei vertici sanitari è quella di chiudere. Questo denota una carenza organizzativa molto preoccupante. È un’altra triste vicenda dopo quella, altrettanto recente, inerente il punto nascite di Sondalo". Così facendo il paziente, colpito da ictus, dovrebbe essere immediatamente elitrasportato al Niguarda a Milano, con tempi sicuramente più dilatati dell’operazione, quando invece i secondi sono essenziali per la vita del paziente. "A parte che se dovesse esserci una forte perturbazione l’elicottero non potrebbe partire. La tempistica è impeccabile e in questo caso i tempi così lunghi per intervenire e trasportare il paziente fino a Milano, soprattutto in determinati casi, non danno nessuna garanzia. Io mi chiedo perché la nostra Asst non intervenga e faccia uno sforzo per riuscire ad ovviare a queste problematiche con il metodo dell’interdisciplinarietà. Mi spiego, nell’ambito dell’Asst operano 2 neurochirurgie, 1 neurologia e un’ottima terapia intensiva dedicata (quella del Morelli). Perché non turnare i medici di tutte queste unità e farli lavorare in maniera interdisciplinare per ovviare al problema delle ferie. Non si può sempre chiudere. La situazione generale della sanità in provincia di Sondrio comunque è gravissima e sta precipitando sempre più nel caos".

A rimetterci, come sempre, sono i cittadini. Lei, che è anche nel direttivo del Comitato per la Rinascita del Morelli, che futuro vede per questa sanità? "La sanità è finita, va ricostruita e per farlo bisogna cambiare gli attori. Quando un’azienda fallisce, si cambiano i vertici e servirebbe anche qui un cambio deciso". Fulvio D’Eri