Processo Passamonti, sentenza vicina: il 2 aprile il pronunciamento della Corte d'Appello

In primo grado 9 condanne e 11 assoluzioni, disponendo anche oltre 5 milioni di euro complessivi di risarcimento

L'aula del tribunale di Sondrio

L'aula del tribunale di Sondrio

Morbegno, 26 marzo 2019 - Si avvicina alla sentenza il processo Passamonti in Corte dappello a Milano. Ieri mattina nuova udienza, la terza, con gli avvocati difensori che hanno illustrato le proprie arringhe. La settimana scorsa era toccato alla parte civile, prima ancora all'accusa. Ieri, poi, l'udienza è stata aggiornata al prossimo 2 aprile, tra una settimana esatta, quando arriverà la sentenza di secondo grado.

Nel dicembre 2016 i giudici di Sondrio hanno emesso 9 condanne, per un totale di 37 anni e 10 mesi di reclusione, e 11 assoluzioni, disponendo anche oltre 5 milioni di euro complessivi di risarcimento. La condanna più pesante era stata proprio per Passamonti, ex presidente della Comunità Montana di Morbegno, condannato a 9 anni e 2 mesi di carcere, ritenuto il «burattinaio» di tutta la vicenda, il deus ex machina di quel sistema che aveva portato all'accusa di concussione in relazione agli espropri di Cercino, peculato e falso nell'ambito di attività illecite della stessa Cm e della società Eventi Valtellinesi, suo braccio operativo.

Pene severe erano state comminate anche a Renzo Barona, ex sindaco di Cercino (4 anni e 10 mesi); Salvatore Marra, ex segretario della Cm e poi candidato a sindaco a Morbegno (4 anni e 6 mesi); Franco Gusmeroli, ex segretario comunale di Cercino e Bema (4); Giacomino Rebuzzi, ex assessore in Cm ed ex presidente del Bim (3 anni e 4 mesi); G ianni Lanza, legale rappresentante della società Luxerit, e Gioconda Fransci, dipendente Cm (entrambi condannati a 2 anni con sospensione condizionale della pena) e Simona Vitali (3 anni e 2 mesi). A Luca Spagnolatti, all’epoca dei fatti manager della società Eventi Valtellinesi, erano stati comminati 4 anni e 10 mesi di reclusione. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di peculato, concussione e falso, mentre erano già cadute in prescrizione altre accuse (salvando così gran parte dei 20 imputati), vale a dire quelle di corruzione e quelle relative alla vicenda della strada di Bema, per lo più turbativa d'asta, che aveva dato il via all’inchiesta.