Prezzi alle stelle, rallenta la produzione di latte

Pesa l’impatto delle materie prime, mucche mandate al macello per ridurre i costi

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Prezzi delle materie prime raddoppiate, mucche mandate al macello per ridurre i costi e beneficiare dell’aumento del prezzo della carne. Due fattori che, combinati insieme, stanno decretando il rallentamento della crescita di produzione di latte, di cui Brescia è al primo posto in Italia con oltre 15milioni di quintali, pari al 12% del totale nazionale.

"Mentre altri Paesi europei, come Francia, Germania, Olanda hanno visto una riduzione della produzione già da diversi mesi – spiega Luigi Barbieri, vicepresidente di Confagricoltura Brescia e allevatore di Seniga – fino ad ora in Italia c’è stata una crescita, che però ora sta rallentando". Pesano i costi di produzione, che non sono stati compensati neanche dell’aumento del prezzo riconosciuto alla stalla dai grandi operatori del mercato. Il trend è in rialzo, con i big (Granarolo in primis) che stanno offrendo agli allevatori 48 centesimil. Le previsioni sono di una corsa all’insù che non si arresterà nel giro di breve, puntando a sfondare presto i 50 centesimi e proseguendo oltre, verso quota 60. La tensione, nei mesi scorsi, è stata palpabile, con i player industriali che si sono via via adeguati su questi valori (anche la Galbani, che ha opposto più resistenze, a giugno pagherà 48,1 centesimi). Se oggi i prezzi del latte sono alti, così come quelli della polvere e del burro, per le stalle bresciane, che nelle seconda parte dello scorso anno si erano battute per ottenere un significativo aumento, non si tratta di una notizia del tutto positiva. Dalla fine del 2021 sono infatti esplosi tutti i costi di produzione, che hanno di fatto azzerato i margini delle imprese. La situazione è nota: le materie prime sono alle stelle, compresi mais e soia, e poi l’energia elettrica, il carburante, gli imballaggi e i ricambi, le manutenzioni, i componenti, i detersivi e i fertilizzati, i noleggi e, da ultimo, anche le uscite dei veterinari.

"Tutto quanto gira intorno all’azienda agricola è almeno raddoppiato. Per questo l’aumento del prezzo del latte degli ultimi mesi non è riuscito a coprire i costi di produzione. Inoltre, gli allevatori hanno dovuto pagare subito i costi, mentre i tempi dei pagamenti sono più lunghi, perché li riceveremo nei prossimi mesi. La situazione, per noi agricoltori, è davvero delicata ed è continuamente in divenire, va tenuta monitorata. L’impressione è che i prezzi rimarranno alti ancora per un bel po’, il valore del latte dovrà salire ancora". Chi può sta provvedendo a destinare al macello gli animali meno produttivi, per ridurre i costi del mangime e ottenere un po’ di margine visto che il prezzo della carne è aumentato. Anche per questo la crescita della produzione sta rallentando: i timori degli operatori, oggi, sono per una possibile contrazione del prodotto, ovvero che il latte possa iniziare a scarseggiare.

Federica Pacella