«Assolto con formula piena ma cacciato dalla Polizia: devo chiedere la paghetta»

L’ispettore Mauro Tavelli di Chiuro racconta la propria via crucis giudiziaria: «Vorrei tornare in Polizia. Dipendo dalla pensione dei miei genitori»

Mauro Tavelli

Mauro Tavelli

Chiuro, 4 aprile 2015 - «Sono costretto, a 50 anni, a chiedere la paghetta ai genitori. Non posso permettermi una vacanza, mi muovo con l’auto di mio padre. E se non fosse per mamma Lidia, che per l’arresto soffrì tantissimo, e per papà Andrea, non avrei avuto neppure i mezzi per pagarmi le spese legali. A circa 7 mesi dalla prima ingiusta condanna scrissi a casa affinchè provvedessero a vendere la mia auto Audi A3 raccomandando loro di usare il ricavato per i costi di difesa. Ora i miei avvocati, Fabrizio Consoloni e Nicoletta Manca di Lecco, hanno inoltrato richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione e mancato guadagno che è di poco inferiore al milione».

L’ispettore capo di Polizia, Mauro Tavelli di Chiuro racconta la sua «via crucis» sfociata nel licenziamento, nonostante l’assoluzione piena dei giudici nell’Appello bis, risalente all’11 gennaio 2013.

«Quei transessuali del Cie di Milano - ricorda Tavelli - mi hanno infangato, diffamandomi, allo scopo di restare in Italia come testimoni di giustizia e la cosa pazzesca è che sono stati ritenuti attendibili da pm e giudici, finchè altri più attenti e scrupolosi togati hanno compreso l’infondatezza delle accuse assolvendomi con formula piena. Oggi vorrei solo poter tornare a lavorare in Polizia, da ispettore capo, come un tempo. Prima di essere incarcerato guadagnavo al mese 1500 euro, oggi dipendo totalmente dalle povere pensioni dei miei genitori. Mio padre, quando ero detenuto, mi scrisse di credere alla mia innocenza, ma di non volere venire a trovarmi dietro le sbarre perchè non “avrebbe voluto vedere il figlio poliziotto in carcere».

Nell’immediatezza dell’assoluzione, quando ricevette il dispositivo della sentenza lo trasmise alle questure di Sondrio e Milano, aspettandosi un tempestivo reintegro. Invece il 19 novembre 2013 lo convocano in via Sauro per comunicargli che a suo carico è aperto un procedimento disciplinare di una Commissione guidata dal vice questore Pietro Ostuni, ai tempi il capo di Gabinetto che ricevette la telefonata di Berlusconi per il caso Ruby che lo inguaiò. Nel procedimento contestano all’ispettore, come addebiti, gli stessi reati per i quali, sul piano penale, è assolto a testa alta. Alla fine di una raffica di rinvii per asseriti impegni del presidente, si arriva al febbraio 2015 col decreto di accoglimento, da parte del Ministero, della proposta di destituzione (licenziamento: ndr) avanzata dalla suddetta Commissione disciplinare. Contro la quale c’è ora il ricorso al Tar degli avvocati di Tavelli: «Siamo fiduciosi. Tornerà in Polizia».