FEDERICA PACELLA
Cronaca

Pianeta imprese. L’anno dell’incertezza. Il 10% teme il crollo di produzione e affari

Le tendenze secondo i dati del Centro studi di Confapindustria. Tra le aziende di piccole e medie dimensioni crescono i timori. il 18% rischia tagli al personale, 4 su 10 non ha previsioni sugli ordini.

Pianeta imprese. L’anno dell’incertezza. Il 10% teme il crollo  di produzione e affari

Pianeta imprese. L’anno dell’incertezza. Il 10% teme il crollo di produzione e affari

Pil in rallentamento, potenziale blocco del Mar Rosso, possibile recessione. Dopo l’anno della policrisi, segnata da alta inflazione, crisi del mercato tedesco e tensioni sugli scenari globali, il 2024 si apre con ulteriori incertezze, tanto che 4 imprese su 10 in Lombardia ritengono di non esser in grado di fare previsioni rispetto alla domanda, secondo quanto raccolto dal Centro Studi di Confapindustria Lombardia nell’indagine relativa alle attese delle imprese sul 2024. Uno su 10 attende, inoltre, contrazioni di produzione (e fatturato) di forte impatto, mentre il 18% teme di dover far tagli al personale.

"Siamo consapevoli che il contesto economico e geopolitico sia in continua evoluzione, ma le imprese hanno dimostrato una notevole resilienza, robustezza e capacità di adattamento alle sfide contingenti", commenta il presidente di Confapi Brescia Pierluigi Cordua (nella foto). Le imprese dovranno ora affrontare sfide cruciali come la transizione energetica e digitale, il nuovo paradigma dell’intelligenza artificiale e farlo nell’incertezza dettata da contingenze geopolitiche in costante mutamento. "Per consolidarsi – sottolinea Cordua – le nostre imprese hanno l’obiettivo e il dovere di rafforzare i loro investimenti, soprattutto nelle tecnologie e negli strumenti che incentivino la crescita dei ricavi e delle quote di mercato". Sul fronte delle istituzioni "le imprese hanno bisogno di politiche favorevoli ad amplificare la presa del sistema industriale sull’economia internazionale e di crediti d’imposta che sostengano la transizione verso processi e prodotti più innovativi: passaggio dal 4.0 al 5.0, sviluppo dell’internazionalizzazione che lo Stato può promuovere attraverso strutture come Ice, Sace e Simest. Ritengo che i presupposti per un dialogo virtuoso tra scelte politico-strategiche e sviluppo aziendale ci siano. È necessario consolidarli".