Valtellina, pazienti in fuga dagli ospedali

Le specialità caratterizzate dal più alto livello di mobilità in uscita sono: ostetricia e ginecologia, ortopedia e traumatologia, chirurgia generale

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Sondrio, 16 ottobre 2019 - Una popolazione sempre più anziana, un tasso di ospedalizzazione tra i più alti e una popolazione che cresce a dismisura nei periodi di alta stagione turistica. Sono questi alcuni degli elementi analizzati dagli esperti del Politecnico di Milano, che hanno realizzato uno studio di riqualificazione della rete ospedaliera di Valtellina e Alto Lario. Il progetto, presentato alcuni giorni fa dagli autori, Cristina Masella e Flaminia Reale, ai sindaci della provincia di Sondrio, ha preso le mosse dall’ascolto del territorio e dall’analisi dei dati relativi alla sanità valtellinese e valchiavennasca.

«E’ emerso che la popolazione è sempre più anziana e con patologie croniche (tasso di vecchiaia 177; valore regionale 162) – si legge nello studio -. Il turismo è rilevante in Alta Valtellina (2.594.400 persone in un anno, 80% del totale). I tassi di ospedalizzazione e i ricoveri sono molto più alti della soglia: si ricovera anche in caso di dubbio diagnostico ed è più difficile dimettere». Su quest’ultimo aspetto, ecco alcuni numeri: il tasso di ospedalizzazione per mille abitanti è di 133,4 in Valtellina e di 126,8 in Lombardia; di 8,2 per 100 abitanti minori di 14 anni contro il 7,7 della regione; il tasso di ospedalizzazione per ricoveri con degenza superiore ai 30 giorni è di 1,36 in provincia di Sondrio e di 1,25 nel resto della Lombardia. E ancora, i ricoveri oltre soglia, parliamo quindi di quando la durata della degenza risulta anomala rispetto ai parametri fissati, si registrano soprattutto nei reparti di pneumotisiologia, fisiopatologia respiratoria con una percentuale del 13% e del 15% di giornate di“sforamento”.

A seguire la medicina generale con ricoveri oltre soglia del 12% (8% di giornate), la geriatria 6% sia per i ricoveri che per le giornate e la neurologia. «Tutti i presidi ospedalieri sono punti di riferimento per i cittadini del territorio di afferenza – spiegano poi gli esperti del Politecnico -. Emerge la presenza di “fughe” dei pazienti valtellinesi anche sulla bassa complessità, oltre che sull’alta complessità. Le specialità caratterizzate dal più alto livello di mobilità in uscita sono: ostetricia e ginecologia, ortopedia e traumatologia, chirurgia generale».

Focus particolare nello studio del Politecnico di Milano per i pazienti subacuti, ovviamente superiori alla media nazionale proprio per uno dei primi punti trattati nelle premesse, ossia la presenza di una popolazione particolarmente anziana. Ebbene, dati relativi ai subacuti e alle cure intermedie mostrano tassi di posti letto ogni mille abitanti particolarmente alti in Alta Valle (0,8 posti letto, 4,3 per popolazione oltre i 65 anni ), più bassi nel Sondriese (0,3 e 1,1, i tassi più bassi della provincia). Cristina Masella, partendo da questi e altri presupposti, ha quindi illustrato la proposta elaborata per la rete di ospedali della provincia di Sondrio. In sostanza, la nuova mappa della sanità provinciale prevede un solo ospedale hub di secondo livello, quello di Sondrio, all’interno del quale siano presenti tutti i reparti e le specialità. Poi, un ospedale dedicato ai malati acuti, il «Morelli», un presidio montano caratterizzato da specializzazioni quali la Traumatologia, l’Unità spinale e la Pneumologia, solo per citarne alcune.

Infine, i due presidi di Morbegno e Chiavenna «ospedali di comunità» per affrontare i bisogni legati alle criticità, dedicati in particolare ai pazienti subacuti e alle visite ambulatoriali. Il tutto prevederà investimenti, in particolare per gli ospedali di Sondrio e Sondalo. «Decine di milioni di euro – ha dichiarato l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera – che verranno investiti per la sanità valtellinese e valchiavennasca».