La guerriera 'Dani' ha dovuto arrendersi, a 17 anni stroncata dalla fibrosi cistica

Dubino, comunità in lutto. Non è bastato il doppio trapianto di polmone

Una bella immagine di Daniela Copes accanto  al suo adorato cane nel giardino di casa

Una bella immagine di Daniela Copes accanto al suo adorato cane nel giardino di casa

Dubino, 27 ottobre 2017 -  Ha combattuto tutta la sua vita, per 17 anni ha tentato in ogni modo di vincere contro una malattia terribile, ma ha dovuto arrendersi alla fibrosi cistica.

«Sei e sarai sempre un esempio per tutti noi. Proprio per questo, per me, hai vinto tu» uno dei messaggi più belli sulla bacheca di Facebook di Daniela Copes, da tutti chiamata “Dani”, scomparsa ieri dopo aver lottato da sempre contro la fibrosi cistica, la più comune fra le malattie genetiche gravi. In lutto due comunità, quella di Verceia, dove la ragazza era originaria, e quella di Dubino (viveva a Nuova Olonio), ma in realtà in lutto per la giovanissima è tutta la Valtellina e la Valchiavenna. Una storia straziante quella di “Dani”, che lei stessa ha raccontato spesso su Facebook, dove in centinaia le hanno lasciato ieri un messaggio, un abbraccio virtuale, un bacio destinato direttamente in cielo.

A marzo aveva ricevuto la tanto attesa notizia: c’erano due polmoni per lei. Poi il trapianto, la gioia infinita, la speranza di aver vinto la battaglia o, almeno, di potercela davvero fare. Invece, dopo sette mesi dall’operazione il cuore di Daniela ha cessato di battere, lasciando tutti quelli che tifavano per lei senza parole, sotto choc, proprio nel momento in cui pensavano davvero che la combattente “Dani” ce l’aveva fatta. «Ciao, mi chiamo Daniela e ho 16 anni – scriveva ad aprile -. Sono nata il 10 luglio del 2000 e quel giorno mamma, papà e mia sorella erano davvero felici. Solo pochi giorni dopo però, il mondo gli è crollato addosso perché si sono sentiti dire “Daniela ha una malattia genetica rara, la Fibrosi Cistica”. Pochi secondi e la loro vita è cambiata per sempre. Fino a 14 anni tutto andava come doveva, questa malattia è sempre stata cattiva e mi costringeva a fare almeno un ricovero all’anno, prendere la solita marea di pastiglie e fare tutta la fiseoterapia necessaria, ma non mi pesava molto.

È alla fine del 2014 che le cose sono cambiate: ricoveri sempre più lunghi, sempre più pastiglie. Il declino è iniziato quando sono stata costretta a fare flebo a casa continue, senza mai smettere e dover stare in ospedale 5/6 ricoveri all’anno della durata di 3 mesi. Il 2014 ha cambiato totalmente la mia vita, ma l’anno fatidico è sicuramente stato il 2016 perché per la prima volta mi hanno parlato di trapianto bipolmonare. Accettare è stato difficile, mi è servito un po’ di tempo perché non basterebbe una vita per essere pronti ad una cosa del genere. Esami dopo esami, dottori, anestesisti, chirurghi, psicologi e poi... è arrivato il giorno della firma più importante della mia vita: il 7 febbraio 2017. Eccomi in lista per il trapianto bipolmonare, ora ogni giorno è buono per la grande chiamata, io mi sento pronta e supererò il tutto». Una chiamata che è arrivata a fine marzo, l’11 aprile poi il tanto atteso trapianto che purtroppo non è bastato a salvare la vita di una piccola e fortissima guerriera, che ora guarda i suoi cari dall’alto.