L’incendio nel capannone. L’aria è ok

Rilievi e campionamenti svolti da Arpa confermano che le esalazioni dell'incendio a Colico non hanno raggiunto livelli di guardia. Le concentrazioni di diossine e idrocarburi policiclici aromatici sono inferiori a quelle di allarme. Causa probabile: surriscaldamento pile al litio contenute nei raee.

Tanto fumo, tanto odore, ma nessuna nube tossica pericolosa. O, se anche ci fosse stata, è stata comunque subito dispersa dal vento. In base ai rilievi e ai campionamenti svolti dai funzionari di Arpa, Agenzia regionale protezione ambientale, le esalazioni sprigionate dall’incendio che due domeniche fa – il 10 dicembre – è divampato in un impianto di rifiuti pericolosi a Colico, non hanno raggiunto nemmeno minimamente i livelli di guardia. "Anche se, purtroppo, le condizioni meteo hanno fatto sì che l’odore dell’incendio venisse avvertito fino a Lecco, i dati relativi alle concentrazioni delle diossine e degli idrocarburi policiclici aromatici, non sono preoccupanti – garantiscono -. Le diossine mostrano concentrazioni inferiori di 10 volte a quella considerata di allarme, mentre le concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici sono analoghe a quelle che si rilevano nei mesi invernali in zone dove è diffuso il riscaldamento a legna".

A divulgare i risultati delle rilevazioni e l’intera relazione firmata da Umberto Dal Santo, coordinato dell’area Nord di Arpa, è stato il sindaco Monica Gilardi. Intanto dagli accertamenti sarebbe emerso che l’incendio probabilmente è stato innescato dal surriscaldamento di pile al litio contenute nei raee stoccati da trattare, cioè i rifiuti elettrici ed elettronici.

D.D.S.