
di Daniele De Salvo
Addio a “Caterpillar“. Ieri a Pressana in provincia di Verona, suo paese d’origine, si è svolto il funerale di Giovanni Murari, il pilota di elicotteri di 60 anni che settimana scorsa è morto dopo essere precipitato ed essersi schiantato al suolo ad Albosaggia con un Robinson R22. Gli amici lo soprannominavano “Caterpillar“ perché era deciso, forte e sapevano di potersi fidare di lui perché non si tirava mai indietro. In molti si sono stretti attorno ai suoi due figli Stefano e Matteo di 22 e 20 anni. "Era una persona su cui si poteva contare – lo ricorda l’ex moglie e madre dei loro figli Cristina Stropeni -. Era diventato pilota e aveva conquistato i gradi di primo comandante con il sudore della fronte e il duro lavoro". “Caterpillar“ era figlio di agricoltori, con tanti fratelli. Nonostante gli studi di ragioneria prima e di meccanica poi e il lavoro in un’azienda di macchine agricole fin da ragazzo voleva diventare un pilota d’elicotteri.
Per questo da giovane si era trasferito nel Pavese per ottenere il brevetto per voli privati. Ma a lui non bastava: voleva anche il brevetto per voli commerciali e per questo era tornato sui banchi di scuola alle serali per prendere il diploma di maturità che gli serviva e contemporaneamente ottenere l’abilitazione da pilota commerciale, a costo di pesanti sacrifici economici. Sebbene abitasse a Capriate San Gervaso, nella Bergamasca, spesso tornava in Veneto.
Amava l’adrenalina, correva pure in motocicletta, però tutti i colleghi assicurano che era prudente e scrupoloso in volo, altrimenti non sarebbe diventato un istruttore. Probabilmente si è sacrificato con una manovra da manuale per salvare il ragazzo di 17 anni di Abbadia Lariana che gli sedeva accanto: dopo aver evitato alcune case avrebbe deliberatamente scelto di schiantarsi dalla sua parte, in modo da proteggere il passeggero adolescente, che intanto l’altro giorno è stato dimesso dall’ospedale di Lecco dove era ricoverato. Fisicamente sta bene, nonostante l’incidere aereo, il terrore prima durante la caduta libera e lo shock dopo devono tuttavia essere difficili da superare. Intanto la Procura di Sondrio indaga sull’accaduto e dopo l’autopsia sul corpo di Giovanni Murari si attende la perizia sui resti del velivolo.
Al momento una delle ipotesi più accreditate su quanto accaduto resta quella dell’avaria in aria, alla quale è seguito il contatto con il cavo dell’alta tensione. Le indagini sono in corso, ma ci vorrà ancora parecchio tempo per risalire con esattezza alle cause dello schianto.