"In Valtellina persi mille posti di lavoro"

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Il lavoro in Valle è sempre più precario, nonostante i segni di una ripresa che è accentuata nell’edilizia per merito della pioggia di bonus del Governo. A denunciarlo la Cgil che non nasconde la sua preoccupazione per gli oltre 1.000 posti di lavoro andati in fumo negli ultimi 3 anni. Il centro studi del sindacato ha basato la sua ricerca sulle comunicazioni obbligatorie per le attivazioni e le cessazioni dei rapporti di lavoro trasmesse al Centro per l’impiego, escluso il lavoro non subordinato e autonomi. Il 2021 ha fatto registrare 34.528 attivazioni e 29.247 cessazioni, con un saldo positivo di 5.281 unità. È superiore a quello del 2019 e la situazione è ben differente da quella del 2020, chiusa con -3.546. Complessivamente nel triennio 2019-2021 il saldo è positivo di 3.413 unità. Il saldo nel "periodo pandemico", nel biennio 2020-2021, è positivo con 1.735 lavoratori in più, ma è la qualità dei contratti a lasciare molto a desiderare. "Se andiamo ad analizzare i numeri oggetto della ricerca per tipologia di assunzione notiamo come il contratto a tempo determinato la faccia da padrone con il 67% delle attivazioni totali – si legge nella relazione del Centro studi della Cgil - in incremento percentuale rispetto alle precedenti rilevazioni (63.104 dal 112019 al 31122021) mentre i contratti a tempo indeterminato attivati sono solo il 10% (9.892) del totale, in calo percentuale rispetto alle precedenti rilevazioni". In pratica la maggior parte dei nuovi contratti sono a tempo determinato (+2.950), apprendistato (+1.183), collaborazione (+71) e delle altre tipologie di assunzione (+233), mentre c’è un ulteriore preoccupante calo dei contratti a tempo indeterminato (-1.024). "Pertanto nei 3 anni di analisi, pur essendo aumentato il numero di lavoratori e lavoratrici, si sono persi oltre mille contratti a tempo indeterminato. Questa cifra avrebbe potuto essere ancora superiore se non ci fossero state stabilizzazioni nella scuola e nel pubblico impiego". Tra il 2020 e la fine del 2021 si sono persi 857 contratti a tempo indeterminato. "La pandemia ha acuito il già grave problema della precarietà dell’occupazione provinciale e fatto calare il lavoro a tempo indeterminato gravando sull’occupazione femminile – sottolinea il segretario generale della Cgil Sondrio, Guglielmo Zamboni -. Occorrerà vigilare perché i fondi Pnrr e gli aiuti Ue si traducano in una diminuzione della precarietà e in un incremento dei contratti a tempo indeterminato, creando le basi per la sicurezza sociale e la buona occupazione". Ro.Ca.