Il viaggio scuola di vita e saggezza

Gabriele

Moroni

Da ex pendolare di lungo corso ogni tanto mi chiedo che cosa possano insegnare i viaggi quotidiani in treno. Ci sono dei vantaggi, oltre a quello di fare nuove amicizie e di consolidare quelle vecchie?

Salvatore, Voghera Bella

Bella domanda, dovremmo rispondere, quella posta dal nostro lettore e affezionato corrispondente. Ci saremmo dovuti fermare qui, ma abbiamo fatto qualche indagine in cerca di studi, opinioni, pareri in proposito. Allora. Nella vita del pendolare c’è forse un solo punto fermo: l’ora in cui ogni mattina esce di casa per raggiungere la stazione dove attendere il suo treno. Ecco allora una prima lezione di vita: sapere che esiste l’incertezza (e il pendolare lo apprende da subito, fin dai suoi primi viaggi) e di conseguenza prevederla, metterla in conto, accettarla per quanto è possibile, bilanciarla, metabolizzarla. Altro punto. Stress, insofferenza, nervosismo, momenti di autentica rabbia, magari anche qualche istinto di rivolta quando il disagio si fa insopportabile, sono sempre in agguato. Tutto assolutamente comprensibile. Così il treno diventa una scuola, una palestra dove si apprende l’autodisciplina. Forse non scopriamo niente di nuovo se aggiungiamo che il pendolare, reso saggio dall’esperienza giornaliera, impara come razionalizzare il tempo del percorso e i tempi morti legati ai ritardi e alle soste impreviste ascoltando musica, leggendo un libro, telefonando a casa, a parenti, ad amici, studiando. E magari anche pensando, meditando, recuperando e allineando quei pensieri un po’ ballerini che sfuggono durante le ore frenetiche della giornata. Esercizio utile e alla fine anche divertente.

mail: gabrielemoroni51@gmail.com