Cosio Valtellino, verso la chiusura la “Rezia” dei richiedenti asilo

A breve anche l’ex hotel Bellevue di Regoledo verrà gradualmente svuotato

 Il “Rezia Valtellina” con il responsabile Giulio Salvi

Il “Rezia Valtellina” con il responsabile Giulio Salvi

Cosio Valtellino, 5 febbraio 2019 - A breve anche l’ex hotel Bellevue di Regoledo, frazione di Cosio Valtellino, verrà gradualmente svuotato dei richiedenti asilo che la struttura di Giulio Salvi ospita da diversi anni. È, infatti, stata comunicata dalla Prefettura di Sondrio la decisione di spostare 18 migranti dei 42 attualmente presenti, alcuni dei quali qui da un anno e mezzo al “Rezia Valtellina” in attesa di sapere se la loro domanda venga accolta oppure no. A quel punto ne rimarranno “soltanto” 24. Si tratta di un numero ampiamente inferiore al dato-record registrato nell’ottobre del 2017 quando ne erano accolti ben 93. Dove andranno i 18 trasferiti a cura probabilmente degli agenti della Digos della questura di Sondrio, in stretta collaborazione con i carabinieri della caserma di Morbegno ? Tutti, in prevalenza giovani del Gambia e della Nigeria, pare siano destinati ai Centri di Aprica e Berbenno, gestiti dalla società “Unoperuno” dell’imprenditore Paolo Cioccarelli.

I Centri della località turistica di Aprica e di Berbenno, più vicino al capoluogo valtellinese, sono fra quelli che hanno superato l’“esame” del bando-accoglienza migranti, organizzato nei mesi scorsi. Bando dal quale è uscito, ad esempio, per assenza di requisiti legati all’agibilità, l’ex hotel Stella di Bormio di Carlo Montini. Ma anche il “Rezia Valtellina” (tornato hotel), che iniziò a operare su questo fronte dal 21 marzo 2014, sarebbe stato escluso dall’elenco, ma unicamente per un’offerta economica leggermente meno vantaggiosa rispetto a quella presentata da altri risultati “vincitori”: si tratterebbe di un solo centesimo di differenza al giorno per ogni ospite.

Al momento la struttura cosiese dà lavoro a 8 persone e conta anche un assistente sociale, Rosanna Vanotti, che segue da vicino nelle attività i ragazzi ospitati. Quranta soggetti danno una redditività lorda mensile di circa 40mila euro, soldi dai quali l’imprenditore Giulio Salvi, 61 anni, ora sempre più tentato dal provare l’avventura migratoria negli Usa (nel senso di trasferirsi lui negli States per aprire una nuova attività, magari nel campo delle gelaterie e dei dolci “made in Italy” dopo un recente soggiorno sperimentato nei mesi scorsi), deve togliere gli stipendi ai dipendenti, i pagamenti ai fornitori, tasse rifiuti alte e bollette salate di corrente elettrica. Intanto si rallegra per gli attestati di stima ricevuti per il suo modello di gestione del problema-migranti, a fronte delle numerose polemiche politiche innescate dal “business”.