
Piero Pini, fondatore del gruppo
Grosotto, 7 dicembre 2019 - Il padre esce dal carcere, ma in cella ci entra pochi giorni dopo il figlio. Parliamo della famiglia Pini dell’omonimo gruppo valtellinese leader internazionale nella produzione di bresaole. Risale a metà novembre la notizia della scarcerazione di Piero Pini, 67 anni, fondatore e patron dell’azienda, finito in manette in Ungheria a marzo con l’accusa di frode fiscale per presunte fatture false emesse dalla Hungary Meat Ltd, una delle più grandi società di carne del Paese magiaro, controllata dal Gruppo Pini. «L’uomo d’affari Piero Pini, proprietario del più grande mattatoio in Ungheria, viene rilasciato dopo otto mesi – hanno scritto diversi giornali ungheresi -. Il proprietario dell’Hungary Meat Ltd, con un fatturato di oltre 100 miliardi di fiorini ungheresi (circa 300 milion, ndr.) è stato arrestato all’inizio di marzo per una sospetta frode finanziaria particolarmente significativa.
L’accusa ha ripetutamente prolungato l’arresto dell’imprenditore, anche se, secondo quanto riferito, Pini era disposto a impegnarsi vicino a 2 miliardi di fiorini (6 milioni di euro, ndr.) per compensare le perdite di bilancio e ha offerto una cauzione di un milione di euro per difendersi. Un portavoce del tribunale di Kecskemét ha affermato che l’indagato ha rimborsato una parte del danno. Allo stesso tempo, il tribunale ha ordinato la supervisione criminale per rischio di fuga, nascondimento o recidiva. Quindi Pini non può lasciare l’Ungheria, deve riferire all’autorità di volta in volta. Il rilascio di Pini non è indipendente dal fatto che i circoli della diplomazia economica italiana si sono mossi nell’interesse del magnate della carne». Poco dopo la scarcerazione, una nuova tegola sulla famiglia Pini: da giovedì scorso è in cella il figlio di Piero Pini, Marcello, 39enne, direttore delle vendite dell’azienda. Le manette sarebbero scattate su disposizione del giudice investigativo del tribunale di Kecskemét su richiesta della Procura della contea di Bács-Kiskun con l’accusa di aver cercato di influenzare dei testimoni nell’inchiesta che riguarda il padre.