ANDREA
Cronaca

Fratel Claude e quel treno in ritardo

Fratel Claude, affetto da poliomielite, apre un negozio di abbigliamento a Costaverde e convince i clienti a spostarsi da altre città. Durante un viaggio in treno, offre un passaggio a un giovane militare fino a Basiasco. Mia madre, preoccupata, lo aspetta a casa.

Maietti

Diversamente da me, fratel Claude

non ha mai lasciato Costaverde. Anzi ha scommesso di aprirvi il suo negozio di abbigliamento (“Chez Claude“), convincendo i clienti a spostarsi da Lodi, da Crema, da Piacenza, anche da più lontano. Aveva due o tre anni, quando fu colpito da poliomielite alla gamba destra. A sedici anni non si è vergognato della gamba visibilmente più piccola dell’altra, giocando nella squadra dell’oratorio, specialista nel calciare le punizioni a foglia morta, alla maniera di Mariolino Corso. Con quale gamba? Quella siffola. Quel che ancora non sapevo, l’ho appreso da un suo cliente coetaneo. Erano

gli anni Sessanta e fratel Claude non aveva ancora vent’anni. Frequentava un corso per vetrinisti a Milano, tornando

con l’ultimo treno sul far della mezzanotte. Dalla stazione

di Lodi inforcava la bici per raggiungere Costaverde, dove nostra madre l’aspettava insonne alla finestra con la borsa dell’acqua calda sullo stomaco, per il piatto di minestra mal digerito al pensiero del figlio. Capita che una sera, fratel Claude vede un giovane militare in attesa nella piazzola della stazione: la faccia è del bravo ragazzo senza mezzi per tornare a casa. "Di dove sei?" "Di Basiasco". "Vuoi un passaggio?" "Ma dabòn? Grassie!". Il militare ha percorso tutta la penisola: è stanco,

e già pregusta di riposare in macchina. Quando vede fratel Claude armeggiare con la bicicletta, pensa a uno scherzo. Fratel Claude lo scuote ruvido: "Alùra? Salta sü che te porti in cana". Il giovane non obietta oltre. È figlio di contadini e ha le mani irte di calli. "Va ben – dice – però fem a metà: a Pumpùla vo mì in sèla a rüsà". Alla cascina Pompola fratel Claude si ferma un momento a far riposare

le chiappe infuocate del militare, ma di cedergli il posto

a spingere neanche a piangere. Proseguono così fino a Basiasco: il trasportato raccontando della vita militare, fratel Claude commentando che la sua gamba siffola gli ha almeno consentito di evitare la naja. Mia madre, allarmata del ritardo, stava per chiamare i carabinieri: "O benedèt fiöl, ma s’è sücèss?". "Nient, mama, nient. Gh’era el treno en ritard".