Mauro Verga, l’ex poliziotto scagionato dalle accuse: "Io, vittima di un’infamia”

Sondrio, l’investigatore di punta della Squadra Mobile interviene per una lite e scatta la ritorsione: viene accusato di sfruttare un gruppo di ragazze

L’ex sovrintendente capo della Polizia di Stato, Mauro Verga, segretario del Siulp

L’ex sovrintendente capo della Polizia di Stato, Mauro Verga, segretario del Siulp

“Finalmente la giustizia ha fatto il suo corso". Così il sovrintendente capo della Questura di Sondrio Mauro Verga, ora in pensione dopo 40 anni di brillante servizio, dopo la condanna per diffamazione di una sudamericana che attraverso i social network lo aveva ingiustamente accusato di averla picchiata e pure di gestire un postribolo nel condominio.

I fatti risalgono a fine 2020, pieno lockdown e, nonostante le limitazioni, nell’appartamento al 1° piano, del palazzo di via Tremogge dove vive l’ex investigatore della Mobile e segretario provinciale Siulp, a tarda sera un gruppo di straniere, 7 o 8, stavano litigando. Il poliziotto in quiescenza sente le urla e, dopo aver atteso diversi minuti, chiama il 112 e si affaccia alla finestra.

"Ho visto uscire una donna e mi sono permesso di chiederle di smettere con quei rumori molesti, era notte e stavamo riposando – racconta – ma ha iniziato ad insultare me e il corpo della Polizia di Stato. Sono sceso per invitarla alla calma, lei ha tentato di graffiarmi. Quando sono arrivati i colleghi della Volante mi sono allontanato rientrando nel mio appartamento. Mi hanno chiesto cosa fosse successo e, poi, mi hanno detto che la donna mi aveva accusato di averle dato uno schiaffo".

Il peggio, però, è accaduto qualche giorno dopo, quando un video della donna è diventato virale sui social network. “Mia moglie l’ha ricevuto su WhattsApp, in tanti lo hanno visto – racconta ancora -. Mi accusava di averle dato un pugno e di averla poi raggiunta in Pronto Soccorso per minacciarla. E diceva che prendevo soldi da prostitute che vivono nel mio palazzo. Accuse infamanti, dopo le quali ho subito diverse umiliazioni, tra cui il ritiro del porto d’armi poiché con la querela della signora, molto nota alle forze dell’ordine, la Prefettura su segnalazione della Questura ha stabilito che non avevo più i requisiti per ottenere il porto d’armi nonostante i quarant’anni di onorato servizio.

"Il mio avvocato, Fabrizio Consoloni di Lecco, nell’arringa ha sottolineato che la diffamazione è stata aggravata dal fatto che l’imputata ha postato su Facebook notizie false, calunniose verso un ex appartenente alla Polizia, che in carriera ha ottenuto tanti premi e brillanti risultati investigativi". Poi, finalmente, la verità è stata ristabilita. La straniera è stata condannata a 600 euro di multa e al risarcimento di 2.500 euro.