
Estetista per le unghie
Sondrio, 10 agosto 2014 - Mentre ragionieri, amministratori delle piccole imprese, muratori, carpentieri, ponteggiatori e falegnami sono tra le professioni che hanno registrato contrazioni occupazionali preoccupanti, ci sono alcune categorie che sembrano aver vinto la crisi. Tra queste colf, badanti, camerieri, magazzinieri, pony express, parrucchieri ed estetisti. Un vero e proprio boom lo registra proprio quest’ultima categoria: in provincia di Sondrio (dati 2013) gli occupati del settore benessere sono 817 (318 dipendenti), le imprese 399 (318 acconciatori e 81 estetisti).
Rispetto al 2012, se i parrucchieri registrano un calo dello 0,3%, gli estetisti guadagnano il 5,3%, mentre nel 2014 se i parrucchieri risultano sostanzialmente invariati, gli estetisti crescono del 9%. Sembrerebbe davvero un trend positivo ma c’è una precisazione da fare. «È vero che la richiesta, a livello di mercato, è in aumento ma nella realtà — spiega Nadia Muffatti, referente del settore estetica di Confartigianato Sondrio — le aperture vengono bilanciate in negativo dalle cessazioni di attività, in un rapporto quasi di uno a uno. La ragazze che escono dalla scuola (il cui numero cresce sempre di più: la scelta dell’indirizzo è in costante aumento) hanno una grande voglia di aprire una loro attività. Ma quando ci provano, nella maggior parte dei casi, si scontrano con una realtà alla quale non sono assolutamente preparate. Mancano della giusta formazione e della comprensione di quale sia realmente il lavoro dell’estetista».
«L'anello debole — prosegue Muffatti —sta proprio nella didattica di tutte le scuole regionali (non di quelle private), ferma agli anni ’70. Non c’è stato il necessario e auspicato adeguamento agli sviluppi e alle evoluzioni della domanda, da parte della clientela, che non è più meramente legata all’estetica». L’estetista, pur non essendo medico, ha sempre più a che fare con il benessere integrale della persona che, stressata dai ritmi frenetici della vita quotidiana, necessita di essere coccolata e di sentirsi globalmente meglio una volta varcata la soglia del centro estetico. «Il nostro compito è sempre più di questo tipo — prosegue Muffatti — e le ragazze, svolgendolo, si trovano in difficoltà. Non hanno nozione psicologiche e spesso mancano anche di conoscenze tecniche aggiornate».
Un gap che porta al dilagare dell’abusivismo. «Il nero sta aumentando esponenzialmente — continua —: le giovani che non riescono a lavorare nei canali e negli studi professionali, offrono le loro prestazioni a casa, a discapito di qualità, professionalità e igiene. Bisogna invertire la rotta con un grande salto di qualità e per farlo dobbiamo agire sulla didattica. Come Unione vogliamo creare maggiori sinergie con la scuola, metterci a disposizione perché è vero che la richiesta del mercato è in aumento. Speriamo di avere presto un incontro con il direttore del Pfp Bonetti per dialogare e trovare delle soluzioni, ne va della qualità del servizio e della tutela della salute del cliente».