Alpeggi, truffe aggravate ad alta quota: nel mirino due aziende di Dubino

Offrivano documentazioni alterate e nomi di ignari imprenditori per mettere le mani sui soldi che arrivavano dai contributi europei

Mucche in una foto L.Gallitto

Mucche in una foto L.Gallitto

Sondrio, 24 agosto 2019 - Ci sono due aziende di Dubino a capo dell’associazione a delinquere che gestiva l’affare degli alpeggi in Bassa Valtellina e nell’Alto lago e che è stata smantellata dai militari della Guardia di finanza di Menaggio a conclusione di una complessa attività di indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Sondrio, Stefano Latorre.

Sette le persone denunciate per associazione a delinquere, residenti nelle province di Como, Sondrio e Cremona. Facevano capo alle due aziende di Dubino, incaricate di offrire ai loro clienti, 91 imprenditori agricoli denunciati per truffa aggravata finalizzata all’indebito percepimento di contributi europei stanziati nel piano della politica agricola comune, la gestione fittizia di alpeggi di cui si erano accaparrati l’usufrutto. Il sodalizio criminale offriva loro documentazione falsa e/o alterata, nonché i nominativi di ignari imprenditori agricoli da inserire nelle domande uniche d`aiuto, i quali, sulla carta, avrebbero dovuto mantenere in buone condizioni i terreni. Gli imprenditori agricoli individuati dai militari della Compagnia di Menaggio hanno dichiarato in atti di aver condotto il proprio bestiame solo ed esclusivamente sui propri terreni, confermando di non aver mai messo piede nei terreni oggetto della richiesta di contributo.

«Dagli ulteriori riscontri effettuati – spiegano i militari della Stazione di Menaggio, guidata dal capitano Carmine Guerriero - è emerso così il totale disinteresse delle aziende agricole rispetto al mantenimento dei terreni, la cui unica preoccupazione era quella di dimostrare solo cartolarmente il rispetto dei vincoli comunitari». Eclatante è il caso di un allevatore indicato in 20 diverse domande uniche di aiuto, che, pertanto, avrebbe dovuto mantenere, nel medesimo periodo, alpeggi situati anche in comuni distanti decine di chilometri tra loro.

«Le aziende agricole coinvolte, in concorso con le medesime società di servizi gestite dal sodalizio criminale, non rispettando il vincolo di condizionalità (mantenimento dei terreni a pascolo in buone condizioni agricole ed ambientali) e nell’inosservanza dei limiti assunti nelle «Dichiarazione ed impegni» sottoscritti a tergo di ciascuna domanda unica di aiuto presentata, hanno indotto in errore il competente organo pagatore regionale, originando un indebito pagamento di fondi destinati al sostegno delle imprese operanti nel settore agricolo e montano, a danno degli imprenditori agricoli onesti», aggiungono gli inquirenti.