
A lato Giorgio Nana e don Scapolo nella ex Jugoslavia (Orlandi)
Lanzada, 5 maggio 2017 - «Le chiavi della sua chiesa di Caversaccio a Valmorea le aveva buttate per davvero, spalancando le porte alle persone. In ossequio all’idea che aveva di accoglienza, di chiesa come luogo rifugio per i bisognosi». Per Giorgio Nana, è un’emozione ricordare l’amico, don Renzo Scapolo, scomparso martedì. Avrebbe compiuto 80 anni quest’anno lui che era il «prete degli ultimi», un vero parroco della pace. Ordinato nel 1965, fu vicario a Camerlata, collaboratore a Muggiò, parroco a Caversaccio, Plesio e Barna. Si associa il suo nome all’impegno internazionale, alla solidarietà verso gli ultimi, fin dall’apostolato in Argentina, al tempo della dittatura dei colonnelli. Profondo il legame che instaurò con i Balcani dilaniati dalla guerra. La sua associazione, Sprofondo, operò in particolare a Sarajevo.
Nana lo conosce da una vita. Da prima della guerra e delle missioni nella capitale della Bosnia. Negli anni del lungo assedio, «ogni tanto arrivava qualche granata e si rischiava veramente la vita. Eravamo in una casa affittata, la prima sede di Sprofondo. Ricordo che alle 19 c’era il coprifuoco. Una sera, usciti da una delle poche pizzerie ancora aperte, non ci volevano far rientrare a casa. Era troppo pericoloso girare per una città piena di cecchini». I ricordi si inseguono nella sua mente, il giorno dei funerali di Scapolo. È stato sepolto con al collo la croce composta da schegge di granata. Non se ne separava mai. «Solo una volta, per un periodo, me l’aveva affidata».
Era una sorta di simbolo, stava quasi a indicare che per salvarsi bisogna essere uniti, saldati. Con lui «anche a Lanzada abbiamo organizzato diverse iniziative. Per suo tramite avevamo ospitato profughi albanesi e libanesi». Aveva una logica dell’accoglienza moderna, «non un mero assistenzialismo ma un dare-avere. Faceva tutto col sorriso e aveva sempre la battuta pronta, oltre che una telecamera in mano, in modalità on». La chiesa di Muggiò ieri per il funerale ha contato 400 fedeli e 60 preti. Il vescovo ha tenuto l’omelia.