REDAZIONE SONDRIO

La festa dei pensionati di Coldiretti: un’occasione per capire il futuro

Sono oltre 5.500 gli iscritti e gran parte vive ancora di agricoltura di ALESSIA BERGAMINI

La manifestazione che ha richiamato tanti iscritti (Orlandi)

Grosio (Sondrio), 14 marzo 2016 - Una giornata di festa, ma anche di confronto fra vecchie e nuove generazioni che hanno scelto di fare dell’agricoltura la propria vita. La festa provinciale del pensionato Coldiretti, svoltasi ieri a Grosio, è stata un momento davvero sentito e coinvolgente per tutti gli appartenenti all’associazione che, in provincia di Sondrio riunisce, ben 5.500 pensionati. Numerosi i presenti – oltre 150 persone – e gli ospiti, fra cui Giorgio Grenzi e Danilo Elia, rispettivamente presidente nazionale e segretario di Federpensionati Coldiretti, e la valtellinese Franca Sertore, presidente regionale e vice presidente nazionale. «Da questa manifestazione è emerso come il movimento pensionati in Valtellina sia un importante supporto per l’intero settore agricolo. Perché è dalle radici che si fanno le piante – commenta Andrea Repossini, direttore di Coldiretti Sondrio – L’associazione pensionati ha tante proposte per nuove iniziative e tanta voglia di fare; perché in realtà, che vive di agricoltura, non va mai in pensione».

L’appuntamento di ieri ha rappresentato un’occasione di incontro e confronto fra i vari protagonisti del mondo agricolo, con la presenza del movimento giovanile di Coldiretti e di Donne impresa. «Un modo per rafforzare il mondo dell’agricoltura» sottolinea Repossini, che poi aggiunge: «Coldiretti, dopo l’exploit dello scorso 15 settembre a Expo, punta a nuova agricoltura e a un nuovo modello sindacale». Nel corso della giornata non è mancato un riferimento alla polemica legata alle affittanze degli alpeggi che, in alcuni comuni della provincia hanno subito rialzi ingiustificati e insostenibili. «Molti associati hanno manifestato il proprio malcontento per questa situazione che si sta dimostrando un grosso problema per chi vive di agricoltura sugli alpeggi e che non può permettersi di pagare certe cifre –spiega ancora il direttore - Ci sono alpeggi per i quali, nel 2002 si pagavano 2mila euro e oggi si è arrivati a una richiesta di 40mila. Di fronte a certe cifre ci sono agricoltori che rinunciano, con un grave danno: basti pensare che a fronte di 40 vacche che non salgono in alpeggio si perdono 500 forme di Bitto».

di ALESSIA BERGAMINI