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Centro Bregaglia, ancora più grande
Il Centro sanitario Bregaglia diventa ancora più grande attraendo pazienti dall’Italia e personale. Investire nella sanità è sintomo di un Paese civile, perché oggi più che mai c’è l’esigenza, da parte della popolazione, di avere servizi di livello e adeguati ai bisogni della cittadinanza. E la Svizzera, in questo senso, andrebbe presa come modello.
Ad inizio giugno, precisamente martedì 4, ci sarà la posa della prima pietra per la costruzione della nuova ala del Centro sanitario Bregaglia, CSB. A questo ambizioso progetto prevede l’ampliamento e l’ammodernamento del CSB con l’aggiunta di oltre 1.000 metri quadri dedicati ai servizi ambulatoriali, fisioterapici e ristorativi. L’obiettivo è quello di adeguare l’offerta del CSB Flin, in Bregaglia al confine con la Valchiavenna, alle crescenti esigenze della popolazione locale, dei turisti e dei lavoratori frontalieri. Nonostante la posizione periferica della Bregaglia, l’intenzione è garantire l’accesso a un’assistenza medica di primo livello. La nuova struttura offrirà locali ampi e confortevoli, una cucina di ultima generazione e aree specializzate per trattamenti fisioterapici e ambulatoriali, equipaggiate con attrezzature all’avanguardia. Saranno inoltre realizzati un laboratorio, una radiologia digitale, una moderna sala per i trattamenti d’emergenza, una farmacia e spazi per il personale.
Il progetto Silhouette è parte integrante di una visione più ampia di ingrandimento e rinnovamento del CSB che conta di investire in quest’ottica circa 15 milioni di franchi. Il periodo di realizzazione della nuova ala è di poco inferiore ai due anni. Sorgerà quindi un centro sanitario di spessore che potrebbe invogliare anche gli utenti italiani a recarsi in Bregaglia per potersi sottoporre ad alcune terapie. E questo a discapito delle strutture italiane.
L’ampliamento dei servizi del Centro sanitario Bregaglia di Flin, sul versante soleggiato della Valle immerso nel verde a 800 metri di altitudine, potrebbe indurre o, meglio, indurrà sicuramente anche molti operatori sanitari italiani, dai medici agli infermieri, a scegliere di varcare il confine per raggiungere ogni giorno la struttura elvetica, posta a pochi chilometri dalla dogana, e mettere a disposizione la loro grande professionalità.
Un “esodo” legato alle ottime retribuzioni oltre il confine chiavennasco (e Tiranese) che provoca, in Italia, carenza di personale nelle strutture sanitarie e ospedaliere con pesanti ripercussioni. Ma è la legge del mercato fatta da domanda e offerta.Fulvio D’Eri