Castione Andevenno, l'olio di Tarcisio è da premio

Serafini ha deciso di puntare sugli ulivi: e ha sbaragliato la concorrenza nel concorso provinciale

Tarcisio Serafini assaggia il suo olio

Tarcisio Serafini assaggia il suo olio

Castione Andevenno (Sondrio), 22 gennaio 2019 - Tra i 27 olii extravergini del concorso promosso dalla Comunità Montana di Morbegno, in collaborazione con la Fondazione Fojanini di Sondrio, ha brillato quello di Tarcisio Serafini. Classe 1934, Serafini è uno dei sempre più numerosi appassionati della coltura che, nel giro di una ventina d’anni, è cresciuta in modo esponenziale. Ad Ardenno ha trovato spazio il primo oliveto, poi, pian piano, la coltivazione si è diffusa su tutta la fascia terrazzata provinciale. La sua estensione è passata da zero a una cinquantina di ettari, con circa 2.000 piante messe a dimora ogni anno, per un totale di quindicimila che producono mediamente 500 quintali di olive ogni annualità.

Dove si trova il suo oliveto? "Nel Comune di Castione Andevenno, per la precisione in località Moroni, a 650 metri di quota (in base ai dati forniti dalla Fojanini, è l’uliveto più alto della provincia di Sondrio ndr)".

Quante piante possiede? "Adesso ne ho una settantina, ma nel 2001, anno in cui ho iniziato la coltivazione, erano 7/8. Mi sono subito appassionato. Fino al 2014 ho continuato a inserirne di nuove".

Come ha avuto l’idea di avviare la coltivazione? "Ho messo a dimora le piante per contrastare l’avanzare del bosco, sa, la casa è isolata. L’idea originale è stata di mia moglie. Mi ha consigliato di lasciar perdere la vigna (ora abbiamo qualcuno che la lavora) e di occuparmi di ulivo. Così ho fatto, acquistando anche dei terreni per la coltura".

Quanto olio produce all’anno? "Nel 2018 abbiamo raccolto 945 chili di olive che hanno prodotto 95chili di olio. Per estrarre l’olio ci serviamo del frantoio di Biosio, vicino a Bellano, in provincia di Lecco (al momento in provincia di Sondrio non esiste un impianto che consenta la spremitura, per questo i coltivatori fanno riferimento al lago ndr). Qualcosa teniamo per noi, ec’è sempre qualcuno che chiede di poterlo assaggiare".

È stata una sorpresa ricevere il primo premio del gruppo panel dell’Aipol, Associazione interprovinciale produttori olivicoli lombardi, di Brescia? "Sì, sono ancora emozionato, andrò a incorniciare l’attestato. Non me lo aspettavo. Poi alla mia età: sono nato il 2 marzo del 1934. Originario di Gemona in Friuli, ho passato la vita all’estero. Come tutti i miei fratelli, eravamo in 10 ora siamo rimasti in 5, sono emigrato negli anni del Dopoguerra".

Di cosa si occupava prima di stabilirsi in Valtellina? "Dopo aver fatto l’alpino in Friuli mi sono trasferito a Parigi. Successivamente in Svizzera dove lavoravo come capocantiere. Lì ho conosciuto mia moglie. Lei non voleva vivere in Friuli, lì parliamo anche lo sloveno, allora siamo venuti a Castione, suo paese natale, dove risiedo tutt’ora con mio figlio. Dopo l’incidente alla mano destra che ho avuto in Svizzera, i dottori mi hanno dato l’invalidità e mi hanno consigliato di non smettere di lavorare col braccio, così ho iniziato a intagliare il legno. Ho fatto tante sculture, 122 per la precisione, alcune sono ancora davanti a casa, ma la maggior parte le ho regalate".