Como - A discapito del nome “Camping no stress“ sono parecchio agitati gli animi in via Cecilio da quando una settimana fa a Palazzo Cernezzi hanno deciso di emanare un’ordinanza di chiusura della struttura, dichiarata non a norma dopo che uno degli ospiti era stato colto da malore, a metà gennaio, per il malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento di uno dei bungalow. Lunedì sera si è svolta un’assemblea all’interno della struttura tra gli ospiti rimasti nonostante l’ordinanza di sgombero, il gestore e i rappresentati di alcune associazioni di volontariato che si sono dette disposto a dare loro una mano nei limiti del possibile.
Se già prima la situazione era difficile con lo sfratto, per ora solo annunciato, imminente e la minaccia di staccare dopo il riscaldamento anche l’elettricità e l’acqua potabile per gli ospiti che hanno deciso di resistere la situazione potrebbe diventare addirittura impossibile. Ciononostante in molti hanno già pagato e non sanno dove andare visto che il Comune di Como ha annunciato che si farà carico solo di otto persone che risultano residenti in città, mentre tutti gli altri dovranno chiedere aiuto ai rispettivi Comuni di residenza. Più facile a dirsi che a farsi visto che molti di loro, anche chi è venuto a Como in cerca di lavoro ed è occupato con contratti a tempo determinato o impieghi saltuari, risultano residenti in altre regioni d’Italia.
Questo senza considerare gli stranieri e i cittadini extracomunitari che rischiano di doversi mettere in coda insieme ai senza fissa dimora per trovare un posto nei dormitori aperti in città. Le associazioni del Terzo settore per ora possono fornire aiuto solo con il cibo e i ticket per farsi una doccia calda, troppo poco per chi nei bungalow aveva trovato l’illusione di una vita quasi normale.