Arrestati gli spacciatori che vivevano in una grotta

Civo, fermati all’alba dai carabinieri. Avevano le dosi e una bella somma di denaro

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di Michele Pusterla

Un altro blitz anti-spaccio delle forze dell’ordine nei boschi.

I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Chiavenna, con i colleghi della caserma di Traona, hanno arrestato all’alba in una grotta nei boschi di Civo quattro nordafricani trovati in possesso di sostanze stupefacenti, come in breve abbiamo riferito ieri su “Il Giorno“. I militari si sono appostati nella notte e , mentre i 4, giovani tra i 25 e i 30 anni di nazionalità marocchina e irregolari sul territorio nazionale, stavano ancora dormendo nei sacchi a pelo, li hanno sorpresi nell’anfratto, di solito utilizzato come rifugio per gli animali degli allevatori della zona, sulle alpi Retiche.

I quattro fermati avevano con sé 112 grammi di hashish, 18 di cocaina e 3,5 di eroina già suddivisi in dosi e, custoditi in una piccola cassetta metallica, 5.200 euro, somma in denaro contante ritenuta provento dell’attività di spaccio, due coltelli, diversi smartphone e due bilancini di precisione. Sono stati arrestati - informato il magistrato di turno della Procura, il sostituto Stefano Latorre - con l’imputazione di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e portati nel carcere di Sondrio in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto che si terrà forse già domani o, al più tardi, il giorno successivo. Uno dei fermati, inoltre, è accusato anche di evasione dagli arresti domiciliari nell’abitazione di Melegnano, Milano. Si è trattata dell’ennesima operazione contro la vendita di droga nelle aree boschive di Valtellina e Valchiavenna quella condotta in porto dagli investigatori del luogotenente Alberto D’Orazio, comandante di sede vacante, dopo il trasferimento a Pescara del maggiore Daniele Gandon.

In un recente passato c’è stata la retata nei boschi di Villapinta, frazione di Buglio in Monte, che ha visto il coinvolgimento di un valtellinese che talvolta fungeva da taxista e, inoltre, forniva l’abitazione come base logistica, consentendo agli spacciatori marocchini di riposare lì evitando il rischioso pendolarismo, poi quella all’imbocco della Valgerola e, da ultimo, quella in territorio di Berbenno. Le indagini dei carabinieri, spesso, nascono da segnalazioni di residenti che notano auto e individui sospetti, appostati negli stessi luoghi ai margini di strade di montagna defilate, in attesa dell’arrivo dei clienti che acquistano le dosi e se ne vanno subito dopo. Qualche tempo fa ci fu l’episodio tragico, all’imbocco della Valtartano, del pusher morto cadendo da un muro mentre cercava di sfuggire alla cattura da parte dei carabinieri del Nucleo operativo di Sondrio che lo inseguivano fra le piante.