L’importante è la salute, si dice. Verissimo, però senza denaro per arrivare alla fine del mese, anche mantenere la salute diventa un lusso. Lo si evince in modo chiaro dalla prima Ricerca sulla povertà sanitaria in provincia di Sondrio presentata ieri a Palazzo Muzio. La ricerca è stata condotta da Codici, la cooperativa sociale che coordina l’Osservatorio provinciale per il contrasto alle povertà e alle vulnerabilità attivo nell’ambito del progetto ProPositivi con il consorzio di cooperative sociali Sol.Co Sondrio quale principale interlocutore. La primavera scorsa sono stati raccolti oltre 1.800 questionari, distribuiti sull’intero territorio provinciale e la fotografia che ne esce è piuttosto preoccupante. "C’è una fascia sempre più grande di persone, soprattutto famiglie con figli piccoli, che di fronte alle difficoltà economiche rinuncia alle spese sanitarie" osserva Massimo Bevilacqua, direttore di Sol.Co. e responsabile del progetto di welfare comunitario ProPositivi.
"In realtà ci sono anche nuclei e persone che arrivano più o meno serenamente a fine mese ma che si trovano comunque costretti a rinunciare a spese considerate troppo impegnative, pensiamo ad esempio alle cure odontoiatriche oppure a questioni che riguardano la vista" gli fa eco Massimo Conte, ricercatore di Codici. Negli ultimi anni, a seguito dell’aumento della povertà assoluta, la difficoltà ad accedere alle cure sanitarie è diventata un fenomeno molto sentito. Dalla ricerca - quasi il 40% del campione è rappresentato da persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese - emerge che chi ha dovuto mettere in atto comportamenti associabili alla povertà sanitaria ha, soprattutto, limitato le spese allo stretto necessario. Una quota di persone è stata invece costretta a rinunciare del tutto alla spesa, in particolare per le visite specialistiche (3,6%), per le spese dentali (l’8%) e per l’acquisto di occhiali e di lenti (il 5,3%). La propensione a dover mettere in atto comportamenti di rinuncia alle cure è di 35 volte maggiore per loro per le visite specialistiche, di oltre 12 volte per le spese dentali e di oltre 11 volte per l’acquisto di occhiali e di lenti.
Sara Baldini