
Il lavoro riabilita l’uomo. Questo potrebbe essere lo slogan della Comunità Lautari di Pozzolengo fondata nel 1992 e nata per aiutare le persone con problemi di dipendenza. Trecento gli ospiti in varie strutture. La loro accoglienza e le loro cure sono sostenute da donazioni volontarie e dalle attività coordinate dalla comunità stessa, dal suo team medico, tecnico ed educativo. Tra le proposte lavorative vi sono l’impiego in falegnameria, nella cantina, nei vigneti o nelle scuderie della tenuta Borgo la Quercia Horses and Wines. In questo periodo l’attività più pressante è quella tra i vigneti, dove sono in azione alcune decine di raccoglitori. I vini che produrranno andranno a sostenere la Comunità, oltre che a deliziare il palato degli intenditori.
"Obiettivo della nostra organizzazione è la completa riabilitazione della persona e l’acquisizione di un nuovo stile di vita fondato sui valori di autonomia, responsabilità, tolleranza, partecipazione, solidarietà, fiducia e autostima – spiega il presidente Andrea Bonomelli – oltre che sulla costruzione di una rete con le Associazioni del privato sociale e il lavoro psico-educativo svolto con la famiglia". I residenti, pur con tutte le difficoltà del caso, sono entusiasti. "Sono qui da quasi cinque mesi – spiega Nicolas B. di Ferrara - si sta bene. non ce la facevo più a stare fuori. O mi davo una sistemata o avrei fatto una brutta fine. Il lavoro è duro ma simile a quello che facevo. Ora farò il mio percorso per tornare dalla famiglia e soprattutto da mia figlia. Non sento ansie particolari perché penso a lei". Resterà sempre in Lautari Ciro B. 46 anni di Torre del Greco, il responsabile dei vigneti. Lui ad andarsene non ci pensa proprio. "Sono quattro anni e mezzo che sono qui. Io do alla comunità ciò che mi dona e vorrei restare qui per sempre- dice- Quest’anno anche grazie al lavoro dei ragazzi sarà una grande grande annata. Il vino sarà buonissimo". Anche Tony A. di Melzo, 46 anni, ha avuto problemi con le sostanze. "Non è semplice stare in comunità, andare contro sé stessi, ma voglio farcela – sottolinea- e il lavoro aiuta". Lo stesso pensa Luigino D. di Vercelli, 50 anni. "Prima non ho portato a termine grandi cose. Arrivo da tante ricadute- conclude- ma amo la vita. La vita non è un gioco, è una scelta. E stare in cantina e produrre grandi vini è una bella scommessa, che credo di star vincendo". Mi.Pr.