Tuteliamo i nostri pet anche dai nemici ‘verdi’

Dall’oleandro al tasso, passando per giglio, agrifoglio, mughetti, molte essenze contengono sostanze velenose

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di Gloria Ciabattoni

Una passeggiata all’aria aperta insieme all’amico a quattro zampe è quel che ci vuole dopo i lunghi mesi di lockdown, ma occorre un po’ di attenzione perché anche nel più affascinante dei giardini si può nascondere qualche "nemico". Parliamo delle piante che se ingerite possono essere velenose. Ad esempio il bellissimo oleandro è tossico per i cani, ma anche per gatti, cavie (particolarmente golose di questa pianta), criceti, conigli, perfino per l’uomo, perché contiene delle molecole, i glucosidi cardioattivi (oleandrina), simili alla digitossina, che causano gravi effetti sul cuore. La pianta è tossica in tutte le sue parti, mangiarne di due o tre foglie è sufficiente per provocare un avvelenamento in un cane di una decina di chili. I sintomi si manifestano da poco dopo l’ingestione fino a 24 ore dopo, e sono vomito, diarrea, polso che man mano diventa più debole, shock, fino alla morte. Tossici per i nostri animali domestici sono anche il tasso (tossici foglie, semi, legno e corteccia), il rododendro, l’azalea, l’ortensia (i boccioli in particolare), il giglio (soprattutto per i gatti), la "bella di notte", l’agrifoglio, il vischio, il ricino. Quest’ultimo viene coltivato a scopo ornamentale, contiene nei semi ricina e ricinina che provocano diarrea emorragica, vomito edema alla bocca, arsura, febbre fino alla morte. I semi possono essere tossici anche per i bambini. Anche uno dei fiori più belli e profumati, il mughetto, se ingerito può causare aritmie e gravissimi problemi respiratori. Una "nemica verde" può essere anche una pianta che coltiviamo normalmente per uso terapeutico, come ad esempio l’aloe vera: se l’animale fa spesso pipì ed ha diarrea con sangue, è bene controllare le foglie della nostra aloe. Anche fra le mura domestiche ci possono essere delle piante nemiche: lo sono la stella di Natale, il ficus, il filodendro. È quindi importante tenere d’occhio il cane quando si avvicina curioso a una pianta potenzialmente pericolosa: è vero che un animale adulto con una dieta equilibrata e ricca di fibre normalmente non sente l’esigenza di mangiare delle foglie (se non qualche filo d’erba tenera quando deve disintossicarsi), ma lo può fare un cucciolo per gioco. Sintomi comuni un po’a tutti gli avvelenamenti da piante sono vomito, diarrea, tremori e convulsioni (l’insufficienza cardiaca è più difficile da diagnosticare in modo casalingo), quindi se si manifestano dopo una passeggiata o dopo che abbiamo visto l’animale mordicchiare una pianta, la cosa più saggia da fare è ricorrere al veterinario, perché una diagnosi tempestiva può salvare la vita in quanto non esistono antidoti specifici per questi veleni. Non bisogna cercare di indurre il vomito per non peggiorare la situazione, né somministrare farmaci di nostra iniziativa (nè cercare di far bere latte), ma contattare subito lo specialista che dopo una visita deciderà se effettuare una lavanda gastrica, o come procedere.