A volte il nemico si nasconde... nel piatto!

Circa tre milioni di italiani, sopratutto adulti, soffrono di intolleranze alimentari: come distinguerle dalle allergie vere e proprie

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di Roberto Baldi

Siamo la patria della dieta mediterranea, riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità’ nel 2010 dall’Unesco, ma sono in molti ancora a ignorare i criteri che dovrebbero guidare le scelte quotidiane dei cibi sulla base delle possibili allergie alimentari che ne conseguono. Giova ricordare a questo proposito che, secondo un gruppo internazionale di esperti (International Obesity Taskforce), il 61% delle malattie è legato a un’alimentazione fonte di allergie e di intolleranze alimentari, di cui soffrono tre milioni di italiani, una cifra quasi raddoppiata nel giro di un decennio. Gli alimenti che possono provocare reazione allergica sono sia animali che vegetali. La patologia colpisce sia persone in età adulta che bambini, in forme più o meno gravi.

Il primo errore che si fa in questo settore è la confusione fra allergia e intolleranza alimentare, ritenute da molti come forme equivalenti. I sintomi sono a indicarci le diversità: reazione immunitaria violenta e veloce nell’allergia, che si associa talvolta a componenti cutanee, arrossamento e rigonfiamento della congiuntiva, broncospasmo con eventuale reazione combinata chiamata shock anafilattico e caratterizzata da dose indipendenzae; l’intolleranza alimentare, derivante da un rifiuto dell’organismo a metabolizzare determinati alimenti o componenti di alcuni farmaci caratterizzata da nausea, vomito, diarrea, spasmi, gonfiori addominali e mal di testa con reazioni proporzionali alla quantità della sostanza ingerita e con insorgenza tendenzialmente più lenta rispetto all’allergia alimentare.

Gli allergeni più comuni che si trovano nei cibi sono: cereali contenenti glutine (grano, segale, orzo, avena, farro); latte, uova, pesce, crostacei (e tutti i prodotti che utilizzano questi ingredienti); i conservanti; i dolcificanti e gli antiossidanti. Fra le intolleranze alimentari la più comune è il lattosio, ovvero lo zucchero contenuto nel latte. Altro esempio tipico di intolleranza è il favismo, che riguarda fave, piselli, frutta a guscio, farmaci come sulfamidici, salicilici, chinidina, menadione.

Al manifestarsi dei sintomi sopra elencati, utili alcuni test cutanei semplici e veloci come lo skin prick, il prick by prick, l’atopy patch test (ATP), da affidare all’immunologo ad evitare reazioni allergiche gravi, ed altri più complessi quali l’IgE, il test di provocazione labiale, il test di provocazione orale (TPO). Da ricordare che nei neonati con genitori allergici il rischio di sviluppare una reazione è due-quattro volte superiore. Il rimedio più facile e a tutta prima risolutivo è l’eliminazione delle sostanze rivelatesi allergizzanti o quelle a cui il soggetto si sia dimostrato comunque sensibile. Utile, in caso di dimostrata predisposizione allergica alimentare, premunirsi di un cortisonico e un antistaminico per l’emergenza, rimandando allo specialista l’eventuale trattamento desensibilizzante.