Roma, 6 giugno 2025 – In vista del referendum abrogativo 2025 dell’8 e 9 giugno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che si recherà al seggio, ma non ritirerà alcuna scheda. Una scelta apparentemente contraddittoria, che in realtà apre il dibattito su un aspetto poco noto ma importante della democrazia italiana: tutte le modalità con cui si può scegliere di non votare, e il loro significato politico.
Il referendum abrogativo e il nodo del quorum
Diversamente dai referendum costituzionali, i referendum abrogativi — quelli con cui si chiede di eliminare una legge o parte di essa — sono validi solo se va a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Questo meccanismo, detto quorum, fa sì che anche l’astensione diventi una forma di partecipazione politica, perché contribuisce a far fallire la consultazione.

Astensione: tutte le forme previste dalla legge
In Italia il voto è un diritto, non un dovere: nessuno è obbligato a votare, e la legge non prevede sanzioni per chi sceglie di non farlo. Ma non tutti sanno che esistono diverse modalità per manifestare l’astensione. Ecco le principali:
- Non andare a votare
La forma più semplice e diffusa di astensione: si resta a casa.
Effetto: non si viene conteggiati nel quorum.
Valore politico: può essere usata per delegittimare il referendum, soprattutto da chi è contrario al quesito.
- Presentarsi ma rifiutare le schede (elettore “non votante”)
È il caso di Giorgia Meloni. L’elettore si reca al seggio, mostra il documento, ma dichiara esplicitamente di non voler ritirare alcuna scheda.
Effetto: anche in questo caso, non si contribuisce al quorum.
Nota importante: gli scrutatori devono registrare la scelta con la dicitura “non votante”, e non apporre il timbro sulla tessera.
Valore simbolico: si partecipa al rito democratico, ma si sceglie di non esprimere alcun voto.
- Ritirare solo alcune schede: l’astensionismo selettivo
Se il referendum prevede più quesiti (come quello dell’8 e 9 giugno), l’elettore può scegliere di votare solo su alcuni temi, rifiutando le schede degli altri.
Effetto: si contribuisce al quorum solo per i quesiti votati.
Risultato possibile: alcuni quesiti potrebbero essere validi, altri no, a seconda della partecipazione selettiva.
- Lasciare la scheda bianca (astensionismo attivo)
Un’altra possibilità è quella di ritirare le schede, entrare in cabina, ma non segnare nulla, e poi inserirle bianche nell’urna. Effetto: si viene considerati a tutti gli effetti votanti e quindi si contribuisce al quorum. Impatto sul risultato: la scheda bianca non viene conteggiata tra i “Sì” o i “No”, ma contribuisce alla validità del referendum. Significato politico: è una forma di protesta silenziosa, legalmente riconosciuta dalla legge 352/1970 e confermata dalla giurisprudenza costituzionale.
- Scheda nulla
Si parla di scheda nulla quando l’elettore compie azioni che rendono impossibile determinare la sua volontà di voto o violano la segretezza del voto, tutelata dall’art. 48 della Costituzione.
Esempi comuni: barrare sia il “Sì” sia il “No”, scrivere frasi o commenti, oppure apporre segni che possano far identificare l’elettore.
Effetto: la scheda nulla viene comunque conteggiata nel quorum, ma non incide sull’esito finale.
Nota giuridica: se possibile, la legge invita a interpretare la volontà dell’elettore (principio del favor voti) per convalidare la scheda, purché il voto sia comprensibile.
- Cosa non è permesso
Attenzione: se l’astensione è sempre legittima a livello personale, lo è meno quando, abusando delle proprie attribuzioni, si tenta di imporla ad altri con pressioni o abusi di potere. L’articolo 98 del Testo unico elettorale vieta ogni forma di coercizione per costringere qualcuno a non votare. È invece lecito, anche per i politici, invitare pubblicamente all’astensione come scelta politica, purché senza forzature o ricatti.
