Aborto in Lombardia: RU486, obiettori di coscienza, consultori. Cosa dicono i dati

La ricerca presentata dalla consigliera Pd Paola Bocci: “Situazione molto disomogenea. Se la Regione intenderà aprire la presenza nei consultori dei centri di aiuto alla vita ci saranno problemi”

Pillola RU486

Pillola RU486

Milano, 4 giugno 2024 – Lombardia e aborto: cosa dicono i dati relativi alla nostra regione? Nel 2023, le interruzioni volontarie di gravidanza totali in Lombardia sono state 11.147, in calo rispetto al periodo pre Covid (2019), e allineate all'anno 2022. Per quanto riguarda la somministrazione della RU486, ci sono ancora differenze sensibili tra province e presidi ospedalieri e, seppure in aumento nel 2023, sono circa il 49% delle Ivg totali, quindi comunque sotto la media di altre Regioni italiane, come l’Emilia-Romagna e il Piemonte (che già nel 2021 superavano il 60%).

La RU486

L'aumento percentuale negli ultimi cinque anni è dovuto anche al fatto che fino al 2019 in Lombardia la RU486 veniva fatta solo con ricovero di tre giorni. Sono ancora 11 le strutture pubbliche su 50 in Lombardia che non offrono la possibilità di Ivg con RU486. Lodi è ancora la provincia con la percentuale più alta di RU486 con il 78%, Brescia, Cremona, Milano Città, Monza e Brianza, Sondrio, Como sono sotto il 50%, la provincia di Milano è ultima al 29%.

Bocci: situazione molto disomogenea

Questi dati emergono dalla ricerca annuale presentata dalla consigliera del Pd Paola Bocci e portata quest'oggi in Regione Lombardia. "L'interruzione volontaria di gravidanza in Lombardia rivela ombre - dice Bocci- nel senso che è una situazione sempre molto disomogenea, soprattutto nei confronti delle donne, di scegliere quale metodo utilizzare e se usare un metodo farmacologico, che ricordo è un metodo meno invasivo per le donne e anche più conveniente per le strutture. Invece ancora ora la Ru486, cioè il metodo farmacologico, viene utilizzato in una parte molto inferiore rispetto a come viene utilizzato in altre regioni virtuose, perché siamo ancora al 50%".

L’obiezione di coscienza

Per quanto riguarda l'obiezione di coscienza, nel 2023, in Lombardia, sono 50 su 62 le strutture pubbliche che erogano la prestazione, con il fenomeno che ha ancora punte oltre il 70% in provincia di Bergamo, e oltre in singoli presidi ospedalieri. La media generale stando alla ricerca è del 53% circa, mentre il 64% delle strutture ha un'obiezione superiore al 50%. In realtà però, "non si guardi mai all'obiezione di coscienza totale sulla regione Lombardia, perché- dice Bocci- poi c'è chi è virtuoso e chi meno, e non sempre l'Asst riesce a ovviare a questo problema: Qualcuno manda ginecologi di un altro presidio ospedaliero".

I consultori

Sono, secondo i dati della ricerca, soprattutto i consultori a informare, seguire e indirizzare le donne verso percorsi corretti di assistenza all'Ivg. Tuttavia la certificazione nei consultori lombardi resta sotto il 50% (in Emilia-Romagna è oltre il 90%). La RU486 potrebbe essere erogata dai consultori, ma manca l'assunzione della direttiva nazionale che lo consente, oltre al potenziamento di personale, tecnologia e formazione affinché sia svolta in sicurezza. La presenza dei Centri di aiuto alla vita metterebbe a rischio la libertà di scelta delle donne e in difficoltà il personale. "I consultori - afferma Bocci- in questo momento sono quelli che si prendono cura delle donne in tutte le loro età, ed è chiaro che se questa Regione intenderà aprire la presenza nei consultori dei centri di aiuto alla vita, ci saranno problemi. La presenza di qualcuno che tenderà a dissuadere la donna da una scelta che magari ha già fatto e l'intervento di persone strutturate perché l' aborto non si faccia mai perché parliamo di associazioni antiabortiste- conclude Bocci- metterà in difficoltà ancora di più i consultori che sono già depotenziati".