
Giuseppe Conte e Beppe Grillo
Roma, 3 febbraio 2021 - Beppe Grillo detta la linea ai suoi. Il fondatore del Movimento 5 Stelle, al momento, non vuole neanche sentire parlare di governo Draghi. Stop, quindi, alle tentazioni dei pentastellati più "governativi", oltre che timorosi di rimanere fuori dai giochi politici arroccandosi in una posizione di opposizione, che vorrebbero almeno andare a vedere le carte dell'ex timoniere della Bce. Il padre putativo del Movimento è chiaro: bisogna restare compatti e leali a Giuseppe Conte, dicendo no a un governo tecnico guidato da Mario Draghi o da una qualsiasi altra personalità esterna. Il comico genovese avrebbe recapitato il messaggio ad alcuni fra gli esponenti più in vista del Movimento, in una serie di colloqui telefonici avvenuti fra ieri e oggi, quando l'economista romano ha accettato con riserva l'incarico affidatogli dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Da Grillo, quindi, arriva una sorta di benedizione alle indicazioni giunte dal capo politico Vito Crimi. Nessun sostegno a Draghi, raccomandazione a continuare nel sostegno al premier uscente Giuseppe Conte. Eppure già oggi spuntano dei distinguo all'interno del movimento. Una voce autorevole, quella di Giulia Grillo, ex ministro della Salute nel governo gialloverde, oggi fra i volti più in vista alla Camera, ha aperto almeno alla possibilità di ascoltare quello che Draghi avrà da dire alla delegazione pentastellata. "Visto che fino a ieri condividevamo un tavolo di lavoro con Renzi, mi fa pensare che per qualcuno nel Movimento Cinque Stelle Renzi sia più responsabile di Draghi - ha detto Grillo - Il no a priori a Draghi ci sembra eccessivo. Non pensate ci possa essere prima una discussione interna, anche nel rispetto delle indicazioni del Presidente Mattarella?".
Su ben altro fronte Alessandro Di Battista, barricadero come da tradizione e ostile a qualsiasi possibilità di governi tecnici. Da Dibba arriva un monito ai "trattativisti", sempre che esistano all'interno della galassia pentastellata: "Un No compatto da parte del Movimento all'ipotesi Draghi non solo sarebbe un gesto responsabile nei confronti degli italiani, ma aprirebbe praterie di dignità e, perché no, anche di governo", ha scritto Di Battista in un articolo su Tpi. Meglio pensare a "un governo Politico che sappia gestire i fondi del Recovery Fund con meticolosità e rigore. E, soprattutto, nell'interesse pubblico".
Sul piatto, quindi, paiono esserci posizioni apparentemente inconciliabili. Ai vertici, capo politico Vito Crimi in primis, toccherà trovare una sintesi. Che non potrà prescindere, però, dalle parole di Grillo. Indicativa la sua prima dichiarazione all'assemblea congiumnta di ieri del M5S:: “Matteo Renzi aveva come obiettivo di spaccare tutto e tutti. E tra le varie cose questa soddisfazione non gliela dobbiamo dare”. E in serata l'annuncio di Crimi: “Quella del voto su Rousseau e’ un’ipotesi da non trascurare. Ovviamente dico ipotesi perche’ dobbiamo aspettare che prima ci sia un contenuto reale da sottoporre, votare su una persona soltanto mi sembra riduttivo”. “Ovviamente - rileva Crimi - anche in questi ultimi giorni con Pd e Leu c’e’ stato un lavoro e confronto durante il tavolo alla Camera. C’e’ stato un comportamento leale, contrariamente a Renzi. Oggi incontriamo le delegazioni di Pd e Leu per ascoltare le loro posizioni e per confrontarci, anche allo scopo di non disperdere il patrimonio acquisito, sul quale abbiamo avviato un percorso in questo ultimo anno e mezzo”.