Pd, Bonaldi e l’exploit di Elly Schlein in Lombardia:"Saremo il partito dei lavoratori"

Pronta a entrare nel team l’ex sindaca di Crema, coordinatrice degli amministratori locali: "È stato un grido d’aiuto del popolo dem. Diritti, dialogo con M5S e Terzo polo"

Milanese, classe 1970 avvocata Stefania Bonaldi è stata sindaca a Crema dal 2012 due volte

Milanese, classe 1970 avvocata Stefania Bonaldi è stata sindaca a Crema dal 2012 due volte

Milano - «Rischio scissione? Schlein e Bonaccini hanno detto che si farà di tutto per creare un clima unitario nel Pd. I nostri elettori chiedono discontinuità ma non epurazioni. Io penso si possa rinnovare senza rottamare, proponendo valori su cui convergere. Questa è la grande sfida che Elly Schlein si trova davanti. Basta con il cancro delle correnti". Stefania Bonaldi, milanese di nascita, per dieci anni sindaca di Crema, è la coordinatrice della rete delle amministratrici e degli amministratori – 750 in tutto – che hanno sostenuto la candidatura della neosegretaria dem Schlein ed è pronta ad entrare nella squadra della “pasionaria’’.

Bonaldi, partiamo dal risultato delle primarie. Schlein a valanga in Lombardia: 65,15%. L’ha sorpresa il risultato? Nei circoli Pd aveva vinto Bonaccini.

"Mentre il risultato di Elly a Milano (72%, ndr ) è stato in linea con l’esito delle primarie degli iscritti al Pd, in Lombardia e in tutto il Nord i numeri a favore della Schlein alle primarie di domenica hanno segnato un grande divario rispetto a quelli di Bonaccini. Sorpresa? Non direi. Chi come me ha partecipato alla campagna elettorale e ha accompagnato Elly sul territorio aveva colto come tanti simpatizzanti del Pd fossero rimasti colpiti dalla sua figura. Le sensazioni erano positive. I vecchi ex iscritti al partito che tornavano indietro, i giovani mai iscritti a nessun partito che aderivano alla nostra mozione...".

La differenza nel trionfo della Schlein l’hanno fatta i non iscritti al Pd?

"Sì, in parte è così. Ho sentito tante persone avvicinarsi a Elly e dirle: “Grazie a te ho rifatto la tessera al Pd’’. Così come tanti giovani impegnati nel civismo e nel sociale, ma mai iscritti a un partito, hanno sostenuto la sua campagna elettorale. L’affermazione di Elly Schlein, secondo me, rappresenta molte cose: un grido d’aiuto rispetto alla situazione del Pd, che era obiettivamente in affanno, una spinta verso un cambiamento poderoso nei comportamenti prima ancora che nelle parole e una domanda di discontinuità radicale di personale politico e contenuti".

Con Schlein il Pd si sposterà più a sinistra? E lei, Bonaldi, che ha una lunga esperienza da amministratrice locale, pensa che l’agenda politica della neosegretaria dem possa sfondare nell’elettorato lombardo che da quasi 30 anni premia il centrodestra, come hanno dimostrato le Regionali del 12-13 febbraio?

"Io credo di sì. Con Schlein segretaria il Pd non sarà un partito degli estremismi. L’unico estremismo che ci concederemo è quello sui diritti civili e sociali delle persone. Parlo di temi come scuola pubblica, sanità pubblica, lavoro e lotta alla precarietà: saremo il partito di tutti i lavoratori, anche di coloro che il lavoro lo generano e lo offrono come gli imprenditori. Non abbiamo una concezione classista, ma nel rispetto di quelli che sono i diritti dei nuovi lavori. Tra le nostre proposte, non a caso, c’è quella del salario minimo. Sono temi concreti, non facciamo filosofia o teoria".

Nell’appello degli amministratori locali a favore della Schlein, promettevate di essere «fastidiosi» anche nei confronti della vostra candidata. Sarà così anche ora che è alla guida del Pd?

"A maggior ragione. Non vogliamo il partito degli amministratori, ma un partito con respiro e visione politica. Detto questo, vogliamo conservare lo stile dell’amministratore locale, positivamente costretto alla concretezza".

Parliamo di alleanze. Il Pd in Lombardia alle Regionali ha scelto il M5S. Schlein guarda a un’intesa con Conte o, in vista delle Europee 2024 in cui si vota con il proporzionale, punterà a recuperare voti a sinistra?

"In questo momento non c’è l’ansia da prestazione sulle alleanze, ma la volontà di darsi i tempi, i modi e i luoghi per ridare al Pd quell’identità nitida che si è un po’ persa negli ultimi tempi. Non si può essere tutto e il contrario di tutto. Vogliamo un partito fondato sul pilastro della giustizia sociale, pronto a dialogare sia con il M5S di Conte che con il Terzo Polo di Calenda e Renzi".

Il Pd vuole ancora essere il partito «a vocazione maggioritaria» voluto da Walter Veltroni?

"L’ambizione del Pd è quella di governare, ma non di governare purchessia e con chiunque".

Basta Governi con la Lega?

"Il Pd adesso deve fare la sua traversata nel deserto all’opposizione del Governo Meloni, riconnettersi anche sentimentalmente con i mondi che vuole rappresentare e consultare spesso la base. In futuro si prefigura un posizionamento politico più nitido".

Il dialogo con il Terzo Polo, con un Pd spostato a sinistra, diventa più difficile? Teme scissioni dell’area riformista del Pd?

"Il board del Terzo Polo mi pare già affollato di personalità piuttosto ipertrofiche. Fatico a immaginare esodi di massa dal Pd".