Election day, alleanze e posti a Roma: come cambia la sfida delle Regionali

Dalla fine anticipata della legislatura all’alleanza in crisi Pd-M5S fino alla Moratti: la fine del Governo può aprire nuovi scenari

Letizia Moratti

Letizia Moratti

Milano - Le dimissioni di Mario Draghi da presidente del Consiglio hanno avuto l’effetto di frantumare in più scenari il quadro politico lombardo. Fino a ieri sembrava possibile l’unificazione delle elezioni Politiche e delle Regionali in un election day, indicativamente intorno a maggio 2023. Ora sembra plausibile che la consultazione nazionale si terrà prima di quella regionale: il 25 settembre o il 2 ottobre, secondo le prime ipotesi. Il governatore Attilio Fontana ha infatti smentito le indiscrezioni che lo vogliono pronto a rassegnare le dimissioni in modo che Politiche e Regionali possano comunque tenersi lo stesso giorno: "Ipotesi mai sentita" fa sapere. Di certo con l’election day in Regione potrebbero essere candidati quei parlamentari che non potranno riprovarci a Roma a causa del taglio degli eletti.

L’anticipo delle Politiche, invece, può incidere sulla partita elettorale lombarda in almeno due modi: il primo riguarda le ambizioni romane di chi nella contesa regionale non avrà il ruolo che desiderava e il secondo ha a che fare con le alleanze. Sul primo fronte c’è un nome e un cognome su tutti: Letizia Moratti. La vicepresidente con delega al Welfare non ha fatto mistero di voler correre da candidata governatrice nel 2023 ma i partiti del centrodestra fino ad oggi hanno fatto sapere che la prima opzione è la ricandidatura di Fontana in quanto presidente uscente. Ecco, allora, che l’anticipo delle Politiche potrebbe offrire alla Moratti l’occasione per sondare la percorribilità di eventuali incarichi nel nuovo esecutivo. A Roma gli estimatori non le mancano: fu inserita anche nella rosa dei candidati al Quirinale. Nelle scorse settimane Moratti ha rimarcato la sua fedeltà al centrodestra, una fedeltà che potrebbe ora fare tutt’uno con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la leader e il partito più in forma della coalizione. Ma, d’altro canto, la fine anticipata del Governo sembra poter accelerare la creazione di quel terzo polo riformista, alternativo al centrodestra e dialogante col Pd, che potrebbe avere Draghi come leader, il sindaco Giuseppe Sala tra i federatori e nella stessa Moratti un’esponente di spessore. Insomma: non è escluso che per l’assessorato regionale al Welfare si possa porre la necessità di un sostituto.

Da Palazzo Lombardia a Palazzo Marino: qui è Pierfrancesco Maran, oggi assessore comunale alla Casa, il primo indiziato per un incarico romano. Se n’era già parlato un anno fa, quando Maran sembrava destinato a diventare Capo del Dipartimento delle Opere pubbliche, possibilità poi venuta meno per l’opposizione – a quanto pare – della Lega. Ora, però, la strada verso i palazzi capitolini potrebbe riaprirsi. Ma, secondo indiscrezioni, tale strada potrebbe aprirsi anche nel senso di marcia opposto: chi fino ad oggi ha avuto incarichi a Roma potrebbe ripiegare in Lombardia per le prossime Regionali. Suggestiva, in particolare, l’indiscrezione secondo la quale la fine dell’esecutivo Draghi rende più vicina la possibilità della candidatura di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, come governatore lombardo, una candidatura che per ora sembra ancora appannaggio di Carlo Cottarelli.

Il secondo nodo è quello delle alleanze. Ed è un nodo che dovrà sciogliere il Pd. Sì, perché è stato il Movimento 5 Stelle ad aprire la crisi che ha portato alla fine del Governo, quegli stessi pentastellati coi quali i Dem lombardi vogliono costruire il "campo largo" da opporre al centrodestra. Ma un’alleanza è ancora possibile o elettoralmente auspicabile, ora? Il Pd è stato governista fino all’ultimo, i Cinque Stelle, invece, hanno finito con l’essere complici – indirettamente – di Lega e Forza Italia nell’affossare Draghi. Senza contare che Azione e +Europa sono pronti a stare col Pdma non vogliono sentir parlare di un’alleanza con i Cinque Stelle e anche per questo stanno guardando al progetto federativo che ruota intorno a Draghi. Per ora l’unica certezza sono le schermaglie tra i partiti. "Lega e Forza Italia, facilitati da una presa di posizione improvvida del M5 Stelle, hanno fatto una scelta sciagurata: hanno buttato via una stagione per l’Italia di credibilità internazionale e di riforme, hanno messo a rischio i soldi europei del PNRR" attaccano Vinicio Peluffo e Fabio Pizzul, segretario e capogruppo lombardi del Pd. A replicare è Gianluca Comazzi, capogruppo lombardo di Forza Italia: "Il Pd lombardo è senza vergogna: dopo avere strumentalizzato il dramma del Covid per guadagnare consensi in Lombardia, ora tenta goffamente di attribuire a FI e Lega la responsabilità di una crisi di cui loro e i 5Stelle sono gli unici colpevoli". Lo stesso Comazzi nega che l’addio di Mariastella Gelmini e Renato Brunetta al partito possa avere ripercussioni in Regione.