Bellanova (Italia Viva): "Calenda è un insicuro. E tutti i suoi diktat rivelano debolezza"

L’ex ministra renziana: abbiamo ceduto a ogni richiesta di Azione "Ma le leadership si costruiscono, non possono essere imposte. Carlo ha fallito anche sulle candidature. Le Europee? Con chi ci sta"

Presidente Teresa Bellanova, ex sindacalista ed ex ministro, oggi al vertice di Italia Viva, il Terzo polo è esploso e Calenda dice che è colpa vostra. Il partito unico è sfumato?

"Diciamo che un conto è un’alleanza elettorale, un conto è un partito: per arrivarci c’è un percorso importante, di valori e programmi. In ogni caso non si può vivere bene il fallimento di un progetto politico come questo".

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Teresa Bellanova
Teresa Bellanova

Che cosa è successo in questi ultimi mesi?

"L’idea era di formare un partito riformista. Ma convinti di proseguire il percorso attraverso una federazione, per formare una comunità sul territorio e non farlo rimanere solo un partito degli eletti, ma..."

Ma?

"Calenda ha voluto forzare, io ne ho preso atto, ma non ero d’accordo: le leadership si costruiscono, non ci si autonomina leader come è avvenuto per Calenda le cui richieste, nei confronti di Renzi, sono state tutte accolte. Da quella di fare un passo indietro a quella di accettare di mettere il nome di Calenda nel simbolo e all’uso delle risorse economiche di entrambe le forze politiche".

E poi?

"E poi le candidature, con Calenda che ha deciso di puntare su persone che alla fine non si sono rivelate adatte. Persone che venivano dal centrodestra oppure vicine a Emiliano. Una serie di errori cui abbiamo fatto buon viso, nonché le continue richieste verso Renzi".

Ce le racconti.

"Per esempio, che Renzi non doveva andare in televisione, non doveva fare il conferenziere, non doveva scrivere sui giornali. Ma se poi a un certo punto si accetta tutto, allora non è che si può considerare forte la leadership di chi fa queste pressioni, solo perché l’altro le accetta per gioco di squadra. Il problema, alla fine, non è stato di Italia Viva che accettava il passo indietro di Renzi, ma l’insicurezza di Calenda".

Per i calendiani Renzi non ha voluto sciogliere Italia Viva come previsto. Perché?

"Il patto prevedeva che Iv così come Azione si sarebbero sciolte alla fine del percorso congressuale nel momento in cui sarebbe stato eletto il nuovo segretario nazionale: alla nascita del nuovo partito sarebbero venuti meno quelli vecchi. Non avrebbe avuto senso sciogliersi prima di aver fatto questo percorso. Quando lo abbiamo detto, durante una riunione, abbiamo anche deciso di tenere i toni bassi, mentre Calenda ha subito affermato che la questione non si poneva e che quella condizione non era percorribile. Di fatto ha decretato la morte di tutto il percorso compiuto fino a oggi per arrivare a una sintesi in un’unica forza politica riformista".

E ora dunque che succede in Parlamento? I gruppi resteranno uniti?

"Credo sia necessario continuare così perché i parlamentari sono stati eletti sulla base di una lista unitaria".

E le Europee? Il progetto del partito unico aveva come banco di prova proprio quelle elezioni...

"Le Europee sono le uniche elezioni che hanno una legge elettorale su base proporzionale con le preferenze. Italia Viva era pronta a lavorare per il progetto comune con Azione, ma, visto come sono andate le cose, credo che la cosa migliore sia di lavorare alle aperture di tutti quelli che ci stanno. Insomma, Italia Viva farà una campagna puntata al progetto riformista che è nel nostro Dna. Sarebbe bello che anche Azione stesse con noi su questo terreno, ma si vedrà".

Vista questa separazione di fatto tra voi e Azione, ancorché conservando i gruppi parlamentari uniti, la vostra collocazione resterà all’opposizione del governo Meloni?

"Sino a quando la presidenza del Consiglio sarà in mano alla destra di Giorgia Meloni, noi resteremo convintamente all’opposizione, anche in prospettiva. Solo nel caso in cui ci siano da fare scelte importanti per il Paese, allora la questione potrà cambiare, ma solo in modo contingente".