Delitto della Morsella, l’inchiesta prosegue: lo zio della vittima sarà parte civile

Lo straniero ucciso perché voleva chiedere l’affidamento della figlia Il parente nel procedimento intende chiedere la tutela della piccola

Il luogo del delitto

Il luogo del delitto

Vigevano, 23 febbraio 2023 -  Lo zio di Mohamed Ibrahim Mansour, l’egiziano di 43 anni ucciso a colpi di arma da fuoco nel capannone di Cassolnovo dai due fratelli della madre di sua figlia e dal compagno di un’altra sorella, e il circolo culturale islamico El Medina di Vigevano, hanno deciso di costituirsi parte civile in quello che sarà l’eventuale procedimento a carico di Massimo Rondinelli, 34 anni, del fratello Claudio Rondinelli, 39 anni e di Luigi D’Alessandro, 37 anni, arrestati all’alba di martedì dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del comando provinciale di Pavia con l’accusa di omicidio. Per farlo si sono affidati all’avvocato Fabio Santopietro.

Il legale vigevanese ha già provveduto a contattare il Consolato egiziano: l’obiettivo è quello di avviare un’azione affinché i congiunti della vittima ottengano la tutela della figlia di Mansour. Proprio l’affidamento della piccola sarebbe al centro dell’ omicidio: l’egiziano, che viveva nel capannone utilizzato dalla famiglia che vive a Cilavegna a scopo agricolo, aveva avanzato delle richieste per poter dimostrare di avere quella solidità economica necessaria per poter chiedere l’affidamento della bambina avuta cinque anni fa da una delle sorelle Rondinelli, al tempo minorenne. Secondo le risultanze investigative l’egiziano era stato attirato in un vero e proprio agguato: nel capannone l’uomo era stato colpito con tre colpi di fucile da caccia calibro 12 e da un colpo di pistola calibro 9. Poi era stato caricato a bordo della sua Audi A3 e condotto nelle campagne della frazione Morsella di Vigevano al limitare del territorio di Gambolò. Lì l’auto era stata data alle fiamme, cancellando quasi ogni traccia. Non quelle della vera causa della morte dell’uomo che hanno condotto gli investigatori al capannone che, seppur completamente ripulito, ha offerto la conferma della ricostruzione dell’accaduto.

L’inchiesta però non è ancora conclusa: pare certo che nell’indagine siano entrate almeno altre due persone, non è chiaro con quali responsabilità, nei confronti delle quali, almeno per il momento, non è stato ancora assunto alcun provvedimento.