
L’Università di Pavia garanzia di occupazione nel rapporto di AlmaLaurea
Pavia - Hanno studiato, si sono preparati, si iscriverebbero di nuovo all’Università di Pavia (il 74,1% scegliendo lo stesso corso e il 9,1% cambiandolo), ma soprattutto a un anno dalla laurea la maggior parte di loro lavora e può spendere le competenze che ha acquisito. Lo racconta il rapporto di AlmaLaurea sul profilo dei laureati 2021 che ha coinvolto 4.966 persone, 2.550 di primo livello, 1.631 magistrali biennali e 780 a ciclo unico; i restanti sono laureati in altri corsi pre-riforma.
Il 67,8% di chi ottiene il titolo di primo livello, dopo il conseguimento, decide di proseguire il percorso formativo. Chi invece sospende gli studi, un anno dopo la corona d’alloro è occupato (80,2%), mentre l’8,5% è disoccupato. Tra chi ha un’occupazione, il 13,4% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 20% ha invece cambiato lavoro; il 66,6% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 26,8% degli occupati è dipendente e a tempo indeterminato, mentre il 45,4% ha un contratto a tempo determinato. Il 14,9% svolge un’attività autonoma e il part-time coinvolge il 15,5%. La retribuzione è in media di 1.452 euro mensili netti e il 68,9% considera il titolo efficace per il lavoro svolto. Tra i laureati di secondo livello del 2020 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 78,8% (9,8% disoccupazione). Il 25,2% degli occupati può contare su un contratto a tempo indeterminato, mentre il 37,9% su un lavoro a tempo determinato, il 12% svolge attività autonoma con retribuzione media di 1.490 euro mensili netti (1.405 euro per i magistrali biennali e 1.746 euro per i magistrali a ciclo unico).
L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato 8.841 laureati dell’Università di Pavia. Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2016, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 90,3% (89,7% per i magistrali biennali e 91,3% per i magistrali a ciclo unico). Il 76,7% dei laureati è inserito nel settore privato, il 21,1% nel pubblico; il 2,1% lavora nel non profit. L’ambito dei servizi assorbe il 75,8%, mentre l’industria accoglie il 24,1% degli occupati e lo 0,1% lavora in agricoltura.