Pavia celebra i 660 anni della sua Università

Lo Studium voluto da Carlo IV perché "la scienza va soccorsa, serve a combattere la malattia"

Francesco Svelto, rettore dell'università di Pavia

Francesco Svelto, rettore dell'università di Pavia

Pavia - “La scienza va soccorsa, serve poi a combattere la malattia”. Questo scriveva Carlo IV nel diploma di fondazione dell’Università di Pavia nel 1361, quando era ancora vivo il ricordo della peste nera che aveva falciato la popolazione.  A 660 anni di distanza, quelle parole sembrano ancora attuali. Le ha ricordate questa mattina il rettore dell’ateneo pavese Francesco Svelto durante la cerimonia per l’importante anniversario di fondazione dell’Università. Nessuna festa a causa delle restrizioni, ma tanto orgoglio espresso dai laureati di ieri che a Pavia hanno cominciato la loro strada. Come il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, il giurista Antonio Padoa-Schioppa, il ricercatore Giuseppe Remuzzi e il giudice Luigi Riganti. A loro è toccato il compito di leggere il diploma di Carlo IV, mentre l'ex ministro Virginio Rognoni che a Pavia si è laureato in Giurisprudenza nel 1947 ha ricordato come lo Studium si basi su due pilastri: medicina e giurisprudenza.

“Nel 1361 – ha aggiunto Renata Crotti, segretario generale dell’Associazione laureati – era il vescovo a conferire il diploma e i rettori erano studenti”. Oggi tutto è cambiato ed è destinato a cambiare ancora. “Lo stimolo che questa crisi ci sta dando – ha detto il rettore Svelto – è per una ulteriore identificazione della città con la sua università, attraverso la disponibilità di un maggior numero di collegi. Questa sfida va colta insieme all’obiettivo di favorire la mobilità dolce e tutelare l’ambiente e la cittadinanza”. Guardando al futuro, entro il 2023 nascerà un nuovo centro ricerche e sede di laboratori. “Sorgerà all’interno del polo scientifico Cravino – ha sottolineato il rettore –, il centro distretto della ricerca, della scienza e del sapere dove si trovano 3 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, il Cnao, l’Eucentre, collegi, residenze, mense e un centro sportivo. In quest’area operano 1.800 ricercatori e docenti e 14mila studenti. Una simile ricchezza, con il sostegno di Regione Lombardia, può creare sviluppo sostenibile e un impatto positivo sulla società”. Ludovico il Moro nel 1361 scriveva: “Pavia sembra nata per disseminare cultura e uomini che si fanno strada”. Come è accaduto a molti laureati illustri, a partire da Maria Pellegrina Amoretti, la prima giurista italiana, la terza laureata d’Italia nel 1787, fino premi Nobel come Camillo Golgi e a molti più recenti.

Carlo Rossella, che pure ha studiato a Pavia e oggi presiede l’Associazione dei laureati, ha ricordato come la sua attività professionale sia cominciata dirigendo il giornale Ateneo pavese, che purtroppo non viene più pubblicato, e si è detto orgoglioso per un’impresa portata a termine. “Il Centro manoscritti – ha detto – è riuscito ad offrire un posto all’archivio di Giampaolo Pansa, tra i grandi della letteratura e del giornalismo. Ora quelle carte possono essere consultate da molti studenti, laureandi e dottorandi oltre a coloro che avranno voglia di approfondire il lavoro di Pansa, tra i più grandi giornalisti del Dopoguerra e artigiano della scrittura. Giampaolo aveva un grande affetto per l’Università di Pavia, non fu studente, ma quando era a capo della redazione del Giorno della Lombardia veniva sempre a Pavia a fare dei bellissimi servizi, senza trascurare il movimento studentesco”.