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Pavia: sparò ai piccioni, anche per il tribunale non deve più tenere in casa armi

Pavia, rigettato il ricorso contro i provvedimenti che impongono all’uomo il divieto

Piccioni (Archivio)

Pavia - Si era rivolto al Tar contro i provvedimenti con cui la Prefettura di Pavia gli imponeva il divieto di detenere armi e avviava il processo di ritiro del porto di fucile per uso caccia, dopo che era stato scoperto a sparare ai piccioni nella sua proprietà. Ma il tribunale amministrativo ha rigettato il ricorso e così il cacciatore dovrà pagare 1.500 di spese processuali al Ministero dell’Interno.

La vicenda ha avuto inizio il 29 gennaio 2021, quando alcuni residenti nella stessa località dove abita il ricorrente hanno segnalato ai carabinieri che erano stati sparati alcuni colpi di arma da fuoco. La Polizia provinciale di Pavia aveva poi rinvenuto diciassette piccioni morti e due agonizzanti, nelle vicinanze del recinto di foraggiamento del bestiame dell’uomo, a pochi metri da una strada provinciale. Il cacciatore aveva dichiarato di aver sparato solo due colpi con un fucile nella loro direzione: è stato denunciato, per "aver sparato vicino ad una strada provinciale, in una giorno di silenzio venatorio, su specie animali non cacciabili", si legge nella decisione del Tar.

In seguito all’accaduto, il Prefetto di Pavia aveva vietato all’uomo "la detenzione di armi, munizioni e materie esplodenti, ed ha revocato la licenza di porto di fucile per uso caccia", spiegano i giudici nel testo. Contro tali provvedimenti l’uomo ha presentato ricorso al tribunale amministrativo, ma questo è stato respinto. Il Tar ha rilevato infatti come abbia "tenuto un comportamento oggettivamente incauto" e che i tentativi "di sminuire la gravità dei fatti non colgono nel segno, potendo dubitarsi che, a fronte dei quasi venti volatili rinvenuti a terra, si sia limitato ad esplodere solo due colpi".