FRANCESCA CONTI
Cronaca

Pavia guida la rivolta anti Twitter

ll contratto imposto agli utenti prevede che possano essere cacciati «anche senza nessun motivo» La diffida di Federconsumatori: o si adeguano o tutti in tribunale

Cristiano Maccabruni ha avviato la battaglia sul contratto

Pavia, 13 settembre 2018 - Dopo i casi di Facebook e Google, rischia di esplodere un nuovo scandalo sull’uso dei dati da parte di un colosso del web. E la crociata per i diritti degli utenti, questa volta, parte da Pavia. Su iniziativa della presidenza provinciale di Federconsumatori, infatti, l’associazione nazionale ha avviato un’azione inibitoria nei confronti di Twitter per aver cancellato profili e post di alcuni utenti senza avvisare gli interessati.

Un atteggiamento che il social può assumere grazie ad alcune clausole presenti nelle condizioni di contratto firmate dagli utenti al momento dell’iscrizione, ma che per l’associazione sono «contrarie alla normativa italiana» in materia di censura e libertà di espressione. «La nostra è un’iniziativa partita da Pavia grazie all’impegno della nostra struttura locale e del suo presidente Cristiano Maccabruni», ha spiegato il presidente di Federconsumatori, Emilio Viafora. «Ma le dimensioni della questione sono nazionali – ha aggiunto –, o meglio europee». Un’opinione sostenuta dall’effettiva capacità di penetrazione della piattaforma, che nella penisola raccoglie 7 milioni di utenti attivi al mese e nella sola Lombardia (secondo i dati del 2015 della società DeRev) oltre 40 mila iscritti. Il caso di Twitter parte dalle segnalazioni di alcuni utenti che si sono trovati improvvisamente esclusi dalla piattaforma. I legali di Federconsumatori hanno approfondito la questione, scoprendo che alcune condizioni del contratto della società sono contrari al Codice del consumo e alla normativa italiana. Nelle condizioni di utilizzo della piattaforma si legge che Twitter può «sospendere o chiudere» un account «in qualsiasi momento e per qualsivoglia motivo o senza alcun motivo». Secondo Maccabruni quindi: «Noi stipuliamo un contratto con un’azienda che ha il diritto di chiuderlo senza neanche spiegarci perché. Una cosa che non sta in piedi neanche secondo logica, figuriamoci secondo la legge».

D’accordo il presidente nazionale, per cui il social «si è dato un codice interno incompatibile con la legislazione: è come costruire un diritto su se stessi, sulla base dei valori e delle caratteristiche della società, senza che questo sia necessariamente comprensibile a chi usa lo strumento». Quella di Federconsumatori, a parere della stessa associazione, non è un’azione «contro Twitter», ma piuttosto un modo «per segnalare al social una modalità che rischia di compromettere un diritto fondamentale della persona». Sarebbe diverso se a essere censurate fossero notizie false o commenti offensivi. Per circostanze simili la legge, non solo per Twitter, ma anche per gli altri social network come Facebook, Instagram o Google+ prevede la possibilità di segnalare i contenuti inappropriati alle stesse piattaforme o alla polizia postale e chiederne la rimozione. «In questo caso – dice Viafora – ci troviamo di fronte a un potere assoluto, discrezionale e unilaterale di cui il soggetto destinatario è quasi sempre inconsapevole». La diffida inviata alla sede legale della piattaforma, a Dublino, può ora avere due conseguenze: se l’azienda risponderà positivamente, lo scopo sarà raggiunto; in caso contrario si passerà alle vie legali. «Vorremmo che Twitter cambiasse le cose» e con la diffida «lo invitiamo a desistere da questo tipo di comportamento», ribadisce Viafora.