Pavia, Residenza Fanny chiusa due mesi e mezzo: "Tante parole, zero aiuti concreti"

I problemi non sono finiti per la struttura che da 14 anni dava alloggio ai parenti con i loro malati. Dopo la crisi da Covid, la serrata. Ma restano ancora conti da saldare e dipendenti senza liquidazione

Antonia Cerqueira Dias con l’ex sindaco di Pavia, Massimo Depaoli

Antonia Cerqueira Dias con l’ex sindaco di Pavia, Massimo Depaoli

Pavia -  Tantissime parole di solidarietà, ma nessun aiuto concreto. Due mesi e mezzo dopo la chiusura, per la Residenza Fanny – la struttura nata in memoria della giovanissima Barbara Fanny Facchera, che dava un alloggio ai familiari e ai pazienti che venivano a Pavia per curarsi – i problemi non sono finiti. Ci sono ancora conti da saldare, bollette che arriveranno e i dipendenti in attesa della liquidazione. 

«Ho aiutato chiunque ne avesse bisogno – dice Antonia Cerqueira Dias, la mamma di Fanny – e ora che ho bisogno io, mi sento abbandonata. Prima della chiusura ho vissuto sei mesi difficili e non è finita perché da un lato ricevo richieste di ospitalità che non posso soddisfare e dall’altro telefonate di chi deve avere dei soldi». In 14 anni di vita della struttura di viale Brambilla 70D, la donna ha accolto ragazzi che a causa della malattia hanno visto naufragare il sogno di diventare ballerina o calciatore, personaggi importanti, professionisti. La residenza in città era un punto di riferimento e, quando le istituzioni avevano bisogno di garantire ospitalità a un nucleo familiare, le porte erano sempre aperte.  «Ma noi dovevamo pagare 18.500 euro d’affitto – aggiunge la donna – e senza ospiti non potevamo farlo. Abbiamo lanciato una raccolta fondi, ma sono lontani i tempi in cui le nonne delle amiche di mia figlia ci donavano 10 euro appena prendevano la pensione». 

I problemi economici per la fondazione Fanny Facchera sono cominciati con il Covid, quando la residenza è passata dai 3.309 malati accolti nel biennio 2018-2019 (con gli accompagnatori si sono superati gli 8.200 ospiti) ai soli 700 del 2020. E nei due anni successivi non c’è stata ripresa. Già nel 2021 la famiglia Facchera aveva lanciato un appello per salvare la struttura che al 28 marzo aveva accolto circa 500 persone e garantito tre missioni di trasporto delle cellule staminali. «Siamo rimasti indietro con l’affitto e ci hanno bloccato i conti. A 70 anni ho dovuto sgomberare da sola i locali e mio marito Tullio garantisce il trasporto ai trapiantati con i carabinieri in congedo. Con i conti bloccati, le donazioni non possono arrivare. Ora vorrei che non venisse più usato il nome della Residenza Fanny che è una garanzia e spero nel 5 per mille devoluto all’Associazione amici dell’ematologia di Pavia per pagare i dipendenti».