
La commemorazione delle vittime per il crollo della Torre civica, il 17 marzo 1986 Al microfono il sindaco di San Genesio, Enrico Giuseppe Tessera e al suo fianco la vicesindaca di Pavia Alice Moggi in rappresentanza dei due Comuni
Un’ora e un giorno scolpiti nella memoria: 8,55 del 17 marzo 1989. In quel momento la Torre civica si è accasciata provocando un boato. Sotto le macerie quattro persone: l’edicolante Giuseppina Pia Comaschi di 52 anni, Giulio Fontana di 76, titolare del ristorante Regisole, e poi le giovanissime studentesse di San Genesio Adriana Uggetti e Barbara Cassani, 18 e 17 anni. A distanza di 36 anni i loro nomi sono stati scanditi davanti al moncone della costruzione, durante la cerimonia tenuta in ricordo della tragedia. È stato il parroco del Duomo, don Giampietro Maggi, a ricordare le vittime davanti alla deputata Paola Chiesa, al consigliere provinciale Nicola Niutta, a rappresentanti delle istituzioni, consiglieri comunali e diversi cittadini. "La città colpita al cuore" titolavano i giornali dell’epoca – ha detto la vicesindaca Alice Moggi, che ha presenziato alla cerimonia con la fascia tricolore, a causa di una missione del sindaco Michele Lissia –. Quel crollo è stata una ferita che ha cambiato per sempre la nostra città: ha lasciato vuoto e paura, a cui la città però ha saputo reagire". Alta 78 metri, la torre, che risaliva all’XI secolo, era un simbolo. "Ci sono voluti cinque giorni e oltre 400 persone impegnate – ha aggiunto Moggi – per liberare la piazza dalle macerie".
Il consigliere comunale e medico anestesista e rianimatore Roberto Rizzardi, allora specializzando, ha ricordato come, durante le operazioni di soccorso, "il dottor Maurizio Raimondi abbia abbozzato il 118 con un posto medico avanzato per 24h vicino alla statua del Regisole, con centro di coordinamento in vescovado, ponte radio tra pronto soccorso ed equipe medica sul posto con preallarme per le sale operatorie. Si lavorò fianco a fianco con i vigili del fuoco e forze dell’ordine per estrarre dalle macerie purtroppo solo il barbiere".
"La memoria delle vittime non rappresenta solo un atto di rispetto verso chi ci ha lasciato, ma costituisce una solida base per costruire un futuro migliore in cui tragedie simili non possano mai più verificarsi – ha aggiunto Enrico Giuseppe Tessera, sindaco di San Genesio –. È compito di tutte le istituzioni locali assicurarsi che eventi come quello del 17 marzo 1989 non si ripetano mai più. La sicurezza, la prevenzione e il continuo miglioramento del nostro territorio devono essere valori che ci guidano quotidianamente".