Casteggio (Pavia), 28 gennaio 2025 – Un anno dopo le proteste, gli agricoltori sono tornati di nuovo in piazza. Questa mattina diversi operatori del territorio si sono radunati davanti al casello autostradale della Torino-Piacenza a Casteggio, nel Pavese, per salvare le piccole e medie aziende produttive e continuare a garantire ai consumatori prodotti di qualità. “Per la prima volta siamo tutti d’accordo – ha detto Enrico Chioetto, uno dei portavoce del presidio di Casteggio – e abbiamo deciso di protestare in tutta Italia con diversi presidi e un unico obiettivo: ottenere lo stato di crisi a livello nazionale”. Riscatto agricolo Lombardia, con una sigla “Ral”. Si chiama così il movimento che sta raccogliendo la protesta di agricoltori, allevatori, pescatori e trasformatori artigianali di tutta la regione. L’obiettivo è uno e condiviso da tutti: chiedere e ottenere dal Governo lo stato di crisi.

Dalla Lombardia alla Puglia
E mentre, per esempio in Puglia, il problema principale è la siccità che ha messo a dura prova raccolti e vigneti, in Lombardia la situazione è esattamente ribaltata. Sono state le piogge di questi giorni a rendere difficile il sonno degli agricolturi e dei produttori vitivinicoli lombardi. Dopo il meteo dello scorso anno, infatti, si sono avuti diversi problemi a seconda del comparto. Il settore vitivinicolo della nostra regione ha investito centinaia di milioni per salvare le viti e la produzione è calata drasticamente rispetto allo scorso anno. Anche il comparto risicolo, sempre a causa del meteo, è riuscito ad avere un prodotto di qualità inferiore.

“Stretti in una tenaglia”
“Negli ultimi vent’anni – ha aggiunto il portavoce del presidio – il 50% delle imprese agricole ha chiuso a causa dei costi di produzione. I nostri prodotti vengono pagati troppo poco rispetto a quanto ci costa produrli e sugli scaffali il consumatore è costretto a pagare sempre di più. Bisogna rivedere qualcosa in tutta la catena perché il sistema non è più sostenibile. Occorre accorciare la filiera in modo da valorizzare le materie prime e aumentare gli introiti dei produttori, senza pesare su chi deve comprare”. Il presidio degli agricoltori al casello della Torino-Piacenza proseguirà per tutta la settimana, in attesa di risposte.

Su questo incombe l’accordo commerciale in discussione fra Unione europea e il Mercosur latinoamericano, che rischia se dovesse andare in porto di assestare un altro duro colpo al comparto. “Siamo stretti a tenaglia fra consumatori che trovano i prezzi dei prodotti al banco sempre più cari - racconta un agricoltore – dal riso, alla pasta, alla carne, e noi dall’altra parte della catena produttiva che vediamo ridotti al lumicino i nostri margini di guadagno, facciamo i salti mortali con i costi delle materie prime e vediamo anno dopo anno ridotta la platea dei consumatori, e cioè dei nostri clienti”.

Nel Milanese
Anche a Binasco, nel Milanese, vicino alla rotonda del Mc Donald’s e vicino all’uscita della Milano-Genova è andato in scena un altro presidio. “Nell'ultimo anno abbiamo ascoltato tantissime promesse, ma poco o nulla è stato fatto per intervenire concretamente sulla crisi del comparto agricolo. Produrre costa molto, viene pagato poco, nonostante al contrario i prezzi per il consumatore finale continuino a salire. Segno evidente di un qualcosa che non funziona nei rapporti commerciali all'interno della filiera”.

“Se a questo sommiamo le lentezze burocratiche nel corrispondere i dovuti ristori – racconta il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Lombardia, Nicola Di Marco – a chi ha subito i danni imposti dalle calamità climatiche e naturali, penso ad esempio al dilagare in Lombardia della peste suine, ecco dipinto il quadro che ha portato i lavoratori del settore a chiedere lo stato di crisi e la conseguente urgenza di misure straordinarie”.