
L'ex sindaco leghista di Vigevano Andrea Sala
Vigevano (Pavia), 10 gennaio 2025 – Tutti assolti. Così si è pronunciato il Tribunale di Pavia (presidente Vincenzo Giordano, giudici a latere Giulia Eleonora Aresini e Valentina Nevoso) in ordine alle accuse di bancarotta e peculato formulate nei confronti dell’ex sindaco di Vigevano e attuale consigliere regionale della Lega Andrea Sala, dell’ex presidente della Fondazione Roncalli Carlo Cavigliani; dell’ex presidente del consorzio Ast Massimo Boccalari e del direttore di Ast dell’area formazione della Fondazione Roncalli Alessandro Mazzoli. La vicenda si era consumata tra il 2016 e il 2019 anno nel quale era stata depositata l’istanza di fallimento dalla quale poi sarebbe emersa l’accusa di bancarotta. Quest’ultima si sarebbe configurata con il trasferimento del ramo formazione di Ast a titolo gratuito e la donazione di 334.941 euro alla Fondazione Roncalli. Secondo la tesi accusatoria la cessione, oltre a procurare dei benefici personali agli imputati, a vario titolo consenso elettorale, ruolo e lavoro, sarebbe servita per dare liquidità e dunque continuità alla scuola.
Il commento del legale
In sede di requisitoria la pubblica accusa aveva chiesto la condanna di Sala a tre anni e quattro mesi; a tre anni per Cavigliani e Mazzoli e a 2 anni e 9 mesi per Boccalari che aveva beneficiato delle attenuanti derivanti dal fatto di avere collaborato. Il castello accusatorio però non ha retto e tutti gli imputati sono stati assolti. Per gli imputati finisce così un lungo percorso giudiziario. “Il processo non avrebbe nemmeno dovuto iniziare – è il commento dell’avvocato Pietro Giorgis, che ha assistito l’ex sindaco di Vigevano, Andrea Sala –. La vicenda è complessa e nasce dall’atto di cessione a titolo gratuito redatto da un notaio che non è stato mai escusso”.
Prese di posizione
“Siamo stati noi – prosegue il legale – a chiamarlo davanti al collegio e fargli spiegare perché l’atto doveva essere redatto in quel modo. L’avessero ascoltato nel 2018 il processo non sarebbe nemmeno iniziato. In più la Procura ha chiesto direttamente il fallimento della partecipata pubblica in un momento in cui i creditori erano, forse, un paio. Per questo i 334mila euro che il fallimento avrebbe voluto per sé saranno restituiti alla Fondazione Roncalli, perché quei soldi erano destinati alla formazione”. “Si chiude dopo una anni una vicenda complessa – aggiunge l’avvocato Gian Luigi Tizzoni che assiste Alessandro Mazzoli – nella quale il nostro assistito ha agito con professionalità e correttezza mettendo al centro gli interessi della scuola di formazione”.