Pavia, strangolò la compagna Lidia: il pm chiede l’ergastolo per Alessio Nigro

La requisitoria nel processo in Corte d’Assise. La difesa si appella alla semi infermità: "Patologie che hanno inciso"

Lidia Peschechera aveva 49 anni

Lidia Peschechera aveva 49 anni

Pavia - Una condotta "organizzata, fredda e lucida", caratterizzata da "disumana indifferenza" e "dispregio del cadavere". Tracciando con queste parole profilo e modus operandi dell’imputato, la pm Diletta Balduzzi ha chiesto ieri alla Corte d’Assise di Pavia la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per Alessio Nigro, 28 anni, che il 12 febbraio 2021 ha ucciso la convivente Lidia Peschechera, 49 anni, nell’appartamento della donna in via Depretis a Pavia. Un delitto che Nigro aveva confessato di aver commesso. Gli viene contestato l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal legame affettivo.

I legali delle parti civili, l’ex marito, la sorella e la mamma di Peschechera, ieri hanno chiesto in tutto circa un milione di risarcimento. La difesa di Nigro, affidata all’avvocato Giovanni Caly, ha invece chiesto alla Corte che la decisione tenga conto della semi infermità mentale dell’imputato, in quanto la tesi difensiva emersa durante il dibattimento verte sul riconoscimento di un disturbo di personalità.

La pm nella requisitoria ha ricordato il giorno dell’omicidio. Nigro, che aveva un problema di dipendenza dall’alcol, stava andando al Sert di Treviglio per valutare un percorso di disintossicazione, ma sul treno si è addormentato e aveva mancato l’appuntamento. Rientrato a casa, ha avuto una discussione con la compagna, al culmine della quale aveva spinto la donna nella vasca da bagno e l’aveva strangolata. Poi si era lavato, nonostante la presenza del corpo senza vita di Peschechera nella vasca, ed è andato a dormire.

Nei giorni seguenti, ha sostenuto l’accusa, è rimasto nell’appartamento e aveva mandato messaggi al datore di lavoro e alle amiche di lei, spacciandosi per la compagna e ideando diverse scuse per temporeggiare, inoltre aveva chiamato delle escort, aveva ordinato cibo e bevuto alcolici. Il datore di lavoro, con l’ex marito di Peschechera, aveva lanciato l’allarme ed era andato a cercare la donna a casa sua, portando alla luce quanto avvenuto. Nigro nel frattempo si era allontanto: è stato rintracciato il 17 febbraio, cinque giorni dopo il delitto, a Milano, dove è stato bloccato. Andandosene aveva preso il cellulare della donna e aveva utilizzato il suo bancomat, motivo per cui l’accusa ha contestato anche il furto e l’utilizzo indebito di carta. La difesa, in relazione a questi due reati, ha chiesto rispettivamente l’assoluzione per il furto e l’applicazione dell’attenuante per il valore della cifra prelevata indebitamente per la seconda contestazione. Riguardo all’accusa principale, "il mio assistito aveva confessato l’omicidio, non sosteniamo che non l’abbia commesso – ha commentato il legale Caly – , ma bisogna considerare la vita di Nigro in quanto affetto da patologie che hanno inciso sull’azione omicidiaria".