Premi all’Università Borse di studio e applausi a Morlacchi

Festa nell’aula magna per i figli di dirigenti di ManagerItalia Lombardia . Ventinove gli studenti dall’ultimo anno di scuola media alla laurea.

Premi all’Università  Borse di studio   e applausi a Morlacchi

Premi all’Università Borse di studio e applausi a Morlacchi

Sono arrivati da diverse località della provincia di Pavia, di Milano, Lodi e di Alessandria per ritirare la borsa di studio messa a disposizione di ManagerItalia Lombardia. È stata una festa quella che ieri è stata ospitata nell’aula magna dell’Università. Ventinove gli studenti dall’ultimo anno di scuola media alla laurea, figli di dirigenti di ManagerItalia Lombardia, che si sono distinti negli studi. "Le borse di studio premiano il merito - ha detto Milena D’Imperio, referente di ManagerItalia Lombardia -. Con questo importante riconoscimento l’associazione intende celebrare i ragazzi e le loro famiglie, che ne hanno seguito la crescita e contribuito alla formazione". Hanno ricevuto la borsa di studio Riccardo Branca (Bornasco), Francesca Caligiuri (Milano), Lorenzo Carrus (Certosa di Pavia), Chiara Maria Bernardi (San Donato Milanese), Maria Braghieri (Vigevano), Lidia e Paolo Fiazza (Codogno), Claudia e Federico Genova (Pavia), Alessandro Modica (Pavia), Lorenzo Neri (Zerbolò), Chiara e Camilla Perotti (Pavia), Clotilde rossi (Pavia), Victoria Rossi (Siziano), Sofia e Giacomo Salvati (Sarezzano), Alice Stefanoni (Vigevano), Alessandro, Caterina, Federia e Vittoria Vallifuoco (Mulazzano), Riccardo Zacchetti (Zerbolò), Eugenia Benasso (Pavia), Martina Dilda (Casalmaiocco), Claudia Arcangela Maruzzi (Cava Manara), Marta Tronconi (Zeccone), Rachele Chiara Maria Lago (Pavia), Gian Maria Luigi Pellegrino (San Genesio).

Ad aprire l’evento è stato Federico Morlacchi, medaglia d’oro alle Paraolimpiadi di Rio 2016 e portabandiera dell’Italia alla spedizione Paralimpica di Tokio 2020, ospite di Manageritalia Lombardia. "Sono nato a Luino l’11 novembre 1993 - ha raccontato - e alla nascita si sono accorti che ho solo un femore più corto. Dico "solo" perché al 7° mese di gravidanza avevano detto a mia mamma che avrebbe partorito un figlio malformato ritardato e cieco. Non è andata così e ho sempre vissuto la mia vita come un bambino normale. Non è un difetto fisico che fa la persona, ma il contesto. Quando frequentavo le elementari avevo una protesi orripilante in acciaio, era un’armatura che mi dava fastidio, così spesso me la toglievo per stare più comodo. Bene, quando la toglievo poi gattonavo e tutti i miei compagni gattonavano come me per non farmi sentire diverso. Quella è stata la migliore forma d’integrazione che potessi vivere".Manuela Marziani