Ha confessato Omar Cosi. Nell’interrogatorio di garanzia che ieri si è tenuto in carcere davanti al giudice Luigi Riganti. Il trentacinquenne indagato per l’omicidio, della distruzione e dell’occultamento del cadavere di Enore Saccò (nella foto) ha ribadito quanto aveva già raccontato nel primo interrogatorio fornendo ulteriori dettagli. "Non volevo uccidere – ha detto l’imputato in carcere da martedì – è stato un incidente". è probabile che il barista alto 1,90 e muscoloso, pressato dalle continue richieste di denaro da parte dell’anziano proprietario del locale Club dello Zarro, abbia perso la testa e colpito con un pugno il pensionato di 75 anni facendogli perdere l’equilibrio. Cadendo all’indietro l’anziano potrebbe aver battuto la testa fino a perdere i sensi. Di fronte a quella situazione Cosi, che ha diversi precedenti, invece di lanciare l’allarme, sarebbe andato nel panico arrivando a peggiorare la sua situazione.
"Cosi aveva ripreso in mano la sua vita - ha raccontato l’avvocato Barbara Citterio che insieme al collega di Torino Fabrizio Mossetti cura la difesa dell’indagato –. Aveva smesso con lo spaccio e, con la sua compagna, aveva preso in gestione un bar in centro al paese che andava abbastanza bene". Non è stata facile la vita di Cosi che ha perso la mamma quando aveva 17 anni, ha avuto un padre non molto presente ed è cresciuto molto per strada con altri ragazzi che sono diventati la sua famiglia. "I reati che vengono contestati al mio cliente sono gravi – ha aggiunto l’avvocato – ma in questo mese ha fatto di tutto per farsi andare a prendere e di certo non avrebbe mai fatto del male alla sua compagna. Tra i reati di cui si è macchiato in passato non ci sono i maltrattamenti. Può aver detto "ti ammazzo", come modo di dire, senza alcuna intenzione di fare del male".
Da quanto si racconta anche in paese Omar Cosi è un generoso, forse per questo sono corsi in suo aiuto nel momento in cui la discussione con Enore Saccò in quella villetta di via Gramsci è degenerata. Le posizioni di Davide Del Bò, 40 anni difeso dall’avvocato Rosario Tripodi, di Antonio Verdicchia di 29 anni difeso dall’avvocato ilaria Sacchetti e del ventiseienne tunisino Sohal Nakbi sono quindi ancora al vaglio deglli inquirenti. "Il mio cliente ha risposto alle domande del giudice - ha detto l’avvocato Gianfranco Ercolani che difende Nakbi -. Le indagini sono ancora in corso, la prossima settimana sapremo se il gip confermerà la misura cautelare. Spiace perché è il mio cliente è il più giovane, aveva un lavoro non ci voleva questa batosta".M.M.